L’alimentazione del bestiame con alghe rosse riduce le emissioni di metano: lo studio pionieristico di UC Davis
Una scoperta potenzialmente rivoluzionaria arriva dai ricercatori dell’Università della California, Davis, che hanno dimostrato come l’uso dell’alga rossa Asparagopsis taxiformis possa abbattere fino al 40% delle emissioni di metano nei bovini al pascolo. Pubblicata a dicembre 2024 nei Proceedings of the National Academy of Sciences, la ricerca apre la strada a nuove strategie sostenibili nella gestione del bestiame, specialmente nei contesti di allevamento più diffusi e difficili da controllare: quelli al pascolo libero.
Le sfide del pascolo e la rivoluzione dell’alga
A differenza degli studi precedenti, condotti in ambienti confinati, questa nuova ricerca si concentra specificamente sui bovini al pascolo, che rappresentano la maggioranza assoluta del bestiame globale e producono quantità maggiori di metano enterico, a causa della loro dieta ricca di fibre. Secondo Ermias Kebreab, uno degli autori principali, la difficoltà maggiore sta nel modificare le abitudini alimentari di animali che si nutrono liberamente in ampie aree di terreno pubblico.
Durante l’inverno, quando i bovini vengono riportati nei fienili, i ricercatori hanno potuto inserire direttamente l’alga nei mangimi. Nei mesi più caldi, invece, hanno sviluppato blocchi minerali da leccare, arricchiti con l’alga, per testare l’assunzione spontanea sul campo.
Alghe appetibili: il prossimo passo per la commercializzazione
Uno degli ostacoli principali resta la palatabilità dell’alga: se non sarà sufficientemente gradevole al gusto, gli animali potrebbero rifiutarla, vanificando gli sforzi di integrazione automatica nei pascoli. La professoressa Juliana Ranches dell’Oregon State University sta lavorando a supplementi a libera scelta, pensati per essere lasciati nei pascoli e ispezionati solo occasionalmente, riducendo il lavoro necessario per l’integrazione.
La costanza nell’assunzione è essenziale per ottenere una riduzione effettiva delle emissioni, il che rende il gusto e la forma del supplemento elementi critici nella strategia futura.
L’effetto sull’ambiente e il possibile impatto normativo
Con il bestiame responsabile di circa il 14,5% delle emissioni globali di gas serra, una riduzione significativa del metano grazie alle alghe potrebbe avere un impatto ambientale enorme. La Straus Family Creamery, una delle prime aziende lattiero-casearie biologiche della California settentrionale, ha già sperimentato Asparagopsis taxiformis, registrando riduzioni di metano fino al 90% in un trial supervisionato dal California Department of Food and Agriculture.
Secondo Joseph Button, direttore della sostenibilità di Straus, uno dei freni alla diffusione è il dibattito normativo sulla classificazione dell’alga: integratore alimentare o farmaco? La sua natura naturale e non modificata potrebbe però accelerare il processo di approvazione da parte della FDA.
Riprogrammare il rumine: l’effetto precoce sull’intestino dei vitelli
Un altro fronte di ricerca estremamente promettente riguarda la somministrazione precoce dell’alga ai vitelli, con l’obiettivo di riprogrammare il rumine (la parte del sistema digestivo dei ruminanti che produce metano). I primi dati indicano che una riduzione del 30% delle emissioni è possibile entro 5-6 mesi dall’inizio del trattamento, senza necessità di supplementazione continua in età adulta.
Questo approccio potrebbe abbattere i costi complessivi e semplificare notevolmente la gestione.
Benefici secondari: più latte, meno mangime
Infine, la supplementazione con alghe potrebbe migliorare l’efficienza di conversione alimentare, aumentando la quantità di latte prodotto per ogni chilogrammo di mangime. Questo potenziale beneficio economico si aggiunge all’impatto ambientale, rendendo la pratica ancora più interessante per gli allevatori.
Secondo Ranches, “è fondamentale valutare l’intervento anche sotto il profilo della produzione e dell’efficienza alimentare, oltre che in chiave climatica”.
Fonte scientifica principale:
Proceedings of the National Academy of Sciences, Dicembre 2024 – UC Davis Study