Il riscaldamento globale sta moltiplicando le turbolenze in aria serena
Durante la recente conferenza dell’Unione Europea delle Geoscienze a Vienna, autorevoli scienziati hanno messo in evidenza un fenomeno allarmante: le turbolenze in aria chiara stanno diventando più frequenti e violente a causa del cambiamento climatico. A parlarne è stato Paul Williams, professore di scienze atmosferiche all’Università di Reading nel Regno Unito, secondo cui alcune delle rotte aeree più trafficate potrebbero affrontare un incremento fino a quattro volte delle turbolenze nei prossimi decenni.
Queste turbolenze, invisibili ai radar e non associate a fenomeni meteorologici evidenti, rappresentano un pericolo concreto per la sicurezza del volo: possono far oscillare violentemente gli aerei, danneggiare le strutture e provocare ferite ai passeggeri.
Il ruolo cruciale della corrente a getto e del wind shear verticale
Il cuore del problema risiede nelle correnti a getto, immense fasce di vento ad alta quota che fluiscono da ovest verso est in entrambi gli emisferi e che regolano i sistemi meteorologici globali. Secondo gli esperti, il riscaldamento accelerato alle latitudini polari sta modificando la struttura delle correnti a getto, rendendole più irregolari e instabili.
La variabile decisiva individuata dalla ricerca non è tanto la velocità del vento, quanto il wind shear verticale, ovvero la variazione nella velocità e direzione del vento a diverse altitudini. Williams ha spiegato come negli ultimi quarant’anni questo parametro sia aumentato del 15%, un dato che suggerisce una crescita proporzionale del rischio di turbolenze forti.
Un’esperienza diretta e traumatica tra le nuvole
Anche Davide Faranda, direttore della ricerca in fisica del clima presso il Centro Nazionale Francese per la Ricerca Scientifica, ha vissuto sulla propria pelle la pericolosità delle turbolenze in aria serena. Durante un volo da Los Angeles a Charlotte, dopo la conferenza AGU del 2023, ha sperimentato oltre tre ore di scossoni intensi, con vano bagagli aperti e oggetti che volavano in cabina.
Faranda sottolinea come l’origine delle irregolarità atmosferiche possa essere legata anche alla conformazione del terreno sottostante: catene montuose come le Alpi o le Montagne Rocciose possono generare perturbazioni che si propagano fino a quota di crociera, aumentando l’instabilità del flusso d’aria.
Proiezioni future: aumenti drammatici se non si agisce sulle emissioni
I modelli climatici più attendibili indicano che, se le emissioni di gas serra non verranno drasticamente ridotte, il wind shear verticale potrebbe salire del 29% entro il 2100. Anche nel caso di una forte riduzione delle emissioni, si prevede comunque un incremento del 17%. Queste previsioni si basano su un hotspot nella parte superiore della troposfera tropicale, un’area soggetta a riscaldamento accelerato dovuto all’evaporazione di aria calda e umida dagli oceani.
La conseguenza diretta è una maggiore intensità del gradiente di temperatura, specialmente lungo le rotte transatlantiche, dove il contrasto termico tra le medie latitudini e i tropici si fa più marcato.
Le sfide future per l’aviazione e l’importanza del monitoraggio
Nonostante il quadro allarmante, Faranda ritiene che l’industria aeronautica sia in grado di adattarsi, anche attraverso nuove tecnologie meteorologiche e miglioramenti nel design degli aeromobili. Tuttavia, ha espresso preoccupazione per l’eventuale riduzione degli strumenti di osservazione climatica, sottolineando che previsioni meno precise possono significare voli più instabili e meno sicuri.
Fonte dati e dichiarazioni scientifiche:
Conferenza EGU 2025 e dichiarazioni di Paul Williams e Davide Faranda, riportate da Associated Press e da comunicati ufficiali delle istituzioni accademiche coinvolte. Approfondimenti su: EGU – European Geosciences Union e University of Reading