La ricerca sulla felicità rivela una verità complessa e sfaccettata
Da millenni, l’essere umano cerca di capire cosa rende felici. Ma una nuova analisi pubblicata sulla rivista Nature Human Behavior ribalta l’idea che esista una formula universale per la felicità. Lo studio, frutto di trent’anni di ricerche su circa 40.000 individui di paesi e culture differenti, svela una realtà più articolata: la felicità si costruisce su basi diverse per ognuno di noi.
Fonti esterne e interne: due strade che possono intrecciarsi
Secondo i risultati, le radici del benessere possono affondare tanto in circostanze esterne — come salute, reddito, relazioni affettive o ambiente di lavoro — quanto in dimensioni interiori, come pratiche spirituali, riflessione personale, meditazione o terapia.
Queste due visioni, spesso considerate incompatibili, sono invece complementari. La prospettiva bottom-up si basa sull’idea che se migliorano le condizioni materiali, anche la felicità cresce. La visione top-down, al contrario, sostiene che sia lo stato mentale individuale a plasmare il benessere, indipendentemente dalle condizioni esterne.
Diversi modelli di felicità: nessuno è giusto per tutti
Il ricercatore Joshua Jackson della Washington University di St. Louis ha dichiarato che dallo studio emergono almeno cinque gruppi principali. Alcune persone traggono felicità solo da fattori esterni, altre esclusivamente da dinamiche interiori. Esistono poi soggetti bidirezionali, in cui i due elementi si influenzano a vicenda, mentre per altri non è chiaro cosa incida davvero sul loro benessere.
Questo significa che non esiste una strategia universale per aumentare la felicità. Le politiche pubbliche, così come le pratiche terapeutiche, dovrebbero quindi tenere conto di questa variabilità individuale, anziché cercare soluzioni valide per tutti.
Politiche del benessere e responsabilità personale
Anche se lo studio evidenzia la soggettività della felicità, non suggerisce che la società debba rinunciare a creare condizioni favorevoli. Al contrario, sottolinea l’importanza di interventi flessibili e personalizzati. Le politiche sociali dovrebbero garantire il benessere materiale e sociale, senza trascurare l’importanza di favorire percorsi interiori di consapevolezza e autoregolazione emotiva.
Una visione antica, confermata dalla scienza moderna
Nell’opera L’arte della felicità, il Dalai Lama sottolinea come il nostro atteggiamento mentale giochi un ruolo decisivo. La sua riflessione anticipa le conclusioni della scienza contemporanea: “La nostra felicità momento per momento è determinata in gran parte dal nostro atteggiamento. Non tanto da ciò che possediamo, ma da come interpretiamo ciò che viviamo”.