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Fuliggine dagli incendi in Amazzonia accelera lo scioglimento in Antartide

By Mirko Rossi
Published 20 Aprile 2025
4 Min Read
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Un ponte invisibile tra Sud America e Polo Sud: la fuliggine degli incendi e il ghiaccio marino

Le nubi di particolato prodotte dagli incendi in Amazzonia potrebbero avere effetti devastanti ben oltre i confini del Brasile: la fuliggine trasportata dai venti atmosferici potrebbe aver contribuito allo scioglimento del ghiaccio marino antartico, in particolare nel Mare di Weddell. La scoperta, recentemente pubblicata su Environmental Data Science, evidenzia un legame sempre più stretto tra la deforestazione tropicale e l’instabilità climatica globale.

 

Il ruolo dei fiumi di aerosol e del carbonio nero

Sudip Chakraborty, dell’Università del Maryland a Baltimora, ha guidato uno studio pionieristico che ha indagato sull’impatto del carbonio nero — una forma di particolato derivante dalla combustione incompleta della biomassa — trasportato attraverso i cosiddetti “fiumi di aerosol”. Questi stretti canali atmosferici trasportano minuscole particelle a migliaia di chilometri di distanza, raggiungendo persino l’Antartide. Quando queste particelle si depositano sulla neve o sul ghiaccio, abbassano l’albedo (cioè la capacità di riflettere la luce solare), aumentando l’assorbimento di calore e accelerando il processo di fusione.

 

Dati satellitari e apprendimento automatico: il caso del Mare di Weddell

Il team di Chakraborty ha analizzato dati satellitari su ghiaccio, radiazione solare e concentrazione di particolato per due periodi chiave: agosto 2018 – febbraio 2019 e agosto 2019 – febbraio 2020. Utilizzando algoritmi di machine learning, hanno identificato un legame diretto tra l’aumento della fuliggine atmosferica e la perdita di ghiaccio marino nel Mare di Weddell, dove la superficie ghiacciata persa è passata da 13.000 a 33.000 chilometri quadrati in un solo anno.

 

La vicinanza geografica del Mare di Weddell al Sud America, sebbene non decisiva, potrebbe aver facilitato il trasporto e la deposizione del carbonio nero.

 

Bolsonaro, deforestazione e record di incendi

Il fenomeno sembra essere stato esacerbato dalle politiche ambientali dell’ex presidente Jair Bolsonaro, durante il cui mandato (2019-2023) l’Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale del Brasile ha registrato i tassi più elevati di deforestazione dal 2008. Nel solo 2019, oltre 89.000 focolai attivi sono stati rilevati nella Foresta Amazzonica, un aumento di oltre 20.000 rispetto all’anno precedente.

 

Gli incendi amazzonici sono fortemente associati alla deforestazione per scopi agricoli, più che a condizioni climatiche come la siccità, e rilasciano grandi quantità di carbonio nero nell’atmosfera.

 

Riserve e conferme: scetticismo e preoccupazione nella comunità scientifica

Sebbene lo studio evidenzi una forte correlazione, scienziati come William Colgan e Jefferson Cardia Simões restano cauti. Manca una prova chimica diretta che confermi la provenienza amazzonica della fuliggine presente in Antartide. Inoltre, i dati analizzati coprono solo due anni, periodo ritenuto insufficiente per trarre conclusioni definitive su tendenze a lungo termine.

 

Tuttavia, la preoccupazione è concreta: anche se lo scioglimento del ghiaccio marino non incide direttamente sull’innalzamento del livello dei mari, esso agisce da barriera protettiva per il ghiaccio terrestre, il cui scioglimento comporterebbe gravi conseguenze per l’equilibrio climatico globale.

 

Una nuova geografia del cambiamento climatico

Il legame tra gli incendi amazzonici e lo scioglimento antartico rappresenta una connessione geografica e climatica senza precedenti. Le evidenze raccolte da Chakraborty aprono la strada a nuove linee di ricerca interdisciplinari tra climatologia, geografia fisica e politiche ambientali internazionali, sottolineando come l’impatto di attività umane locali possa avere ripercussioni su scala planetaria.

 

Fonti autorevoli che hanno trattato l’argomento includono Nature, Science Advances e l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

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