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Clima a rischio: tagli alla NOAA minacciano ricerca oceanica globale

By Sabrina Verdi
Published 14 Aprile 2025
4 Min Read
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Contents
Tagli alla NOAA e licenziamenti di massa: un colpo alla scienza climatica statunitenseProject 2025: la visione radicale per NOAA e il cambiamento climaticoIl futuro di Argo: la rete di galleggianti oceanici minacciata dai tagliNASA e NOAA: satelliti e dati in pericoloUn impatto globale sulla ricerca scientifica

Tagli alla NOAA e licenziamenti di massa: un colpo alla scienza climatica statunitense

L’Amministrazione Nazionale Oceanica e Atmosferica (NOAA) sta affrontando una crisi senza precedenti, con oltre 1.000 licenziamenti in appena cinque settimane, dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha revocato la decisione di un tribunale federale della California che ne aveva dichiarato l’illegalità. Questi tagli seguono una linea politica ben definita della Casa Bianca, che mira a ridimensionare il governo federale, colpendo duramente i programmi di monitoraggio climatico.

Le nuove proposte avanzate dall’Ufficio per la Gestione e il Bilancio (OMB) includono profondi tagli alla ricerca climatica gestita sia dalla NOAA sia dalla NASA. Nonostante la portavoce dell’OMB Rachel Cauley abbia dichiarato che “non sono state prese decisioni finali”, documenti interni mostrano chiaramente l’intento di dismettere o ridurre alcuni dei più importanti centri di ricerca regionali.

Project 2025: la visione radicale per NOAA e il cambiamento climatico

Alla base di queste azioni si trova Project 2025, un manifesto della Heritage Foundation, che propone un approccio radicale: sciogliere la NOAA e trasferire le sue competenze ad altre agenzie federali, agli stati o persino privatizzarle. Il documento accusa l’agenzia di essere un “focolaio di allarmismo climatico”, esprimendo apertamente l’intenzione di smantellarne l’autonomia scientifica.

I finanziamenti previsti dal Congresso per il Programma di Ricerca sui Cambiamenti Globali, che comprende il celebre National Climate Assessment, sono anch’essi nel mirino, nonostante siano vincolati dal Global Change Research Act del 1990.

Il futuro di Argo: la rete di galleggianti oceanici minacciata dai tagli

Uno dei programmi più a rischio è Argo, una rete di circa 4.000 galleggianti distribuiti negli oceani per monitorare temperatura e salinità degli strati marini superiori. Gli Stati Uniti finanziano oltre la metà di questo progetto internazionale avviato nel 1999, e ogni anno contribuiscono al dispiegamento di circa 400 nuovi dispositivi.

Jochem Marotzke, direttore presso il Max Planck Institute for Meteorology di Amburgo, ha dichiarato che una ritirata statunitense avrebbe effetti devastanti: “Se gli Stati Uniti si ritirano, lasceranno un vuoto enormemente grande.”

Il deterioramento del sistema Argo comprometterebbe gravemente la nostra capacità di rilevare ondate di calore oceaniche, eventi che devastano barriere coralline, popolazioni ittiche e causano fioriture algali tossiche.

NASA e NOAA: satelliti e dati in pericolo

Il rischio non si limita agli oceani. Le missioni satellitari di NASA e NOAA costituiscono la spina dorsale del sistema globale di osservazione climatica. I satelliti statunitensi, fondamentali per il monitoraggio dell’innalzamento del livello del mare, forniscono dati essenziali a ricercatori di tutto il mondo.

Marotzke avverte che una perdita completa dei dati è improbabile, ma bloccare l’accesso ai flussi di dati climatici dai satelliti attivi equivarrebbe a un sabotaggio della scienza. Tuttavia, licenziare esperti e ricercatori in modo indiscriminato, ha detto, è “un altro tipo di sabotaggio”.

Un impatto globale sulla ricerca scientifica

La crisi all’interno della NOAA sta provocando preoccupazione tra gli scienziati a livello internazionale. L’instabilità istituzionale e l’incertezza sui finanziamenti minacciano non solo i progetti interni degli Stati Uniti, ma anche la cooperazione globale nel monitoraggio dei cambiamenti climatici.

Gli effetti potenziali includono ritardi nelle pubblicazioni scientifiche, interruzioni nei flussi di dati, e un indebolimento del ruolo guida che gli Stati Uniti hanno storicamente mantenuto nella ricerca climatica.

Secondo fonti citate da Inside Climate News e Science, il 2026 potrebbe segnare una nuova ondata di tagli, ancora più drastica, se la politica attuale dovesse proseguire nella stessa direzione.

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