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La fame spinse le prime cellule a unirsi per cacciare meglio

By Mirko Rossi
Published 1 Aprile 2025
2 Min Read
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Una scoperta sorprendente getta nuova luce sull’origine della vita multicellulare, suggerendo che fu la possibilità di nutrirsi di più a spingere le prime cellule indipendenti a formare colonie. Questa ipotesi nasce dallo studio di Stentor, un protozoo gigante dalla caratteristica forma a tromba, che popola stagni e laghi e che si comporta in modo sorprendentemente simile agli esseri complessi.

 

I ricercatori del Laboratorio di biologia marina (MBL), in collaborazione con l’Università della California Meridionale, hanno osservato come questi organismi unicellulari tendano ad avvicinarsi e posizionarsi l’uno accanto all’altro, senza fondersi realmente. Questo comportamento cooperativo, secondo lo studio pubblicato su Nature Physics, consente loro di potenziare i vortici acquatici generati con la loro struttura a tromba, moltiplicando l’efficienza con cui catturano le prede.

 

John Costello, coordinatore della ricerca, sottolinea come questo fenomeno rappresenti un possibile passo evolutivo intermedio: le cellule si aggregano, ma restano autonome, suggerendo un modello di cooperazione non permanente. Shashank Shekhar, co-autore dello studio, evidenzia il ruolo fondamentale delle forze fisiche, piuttosto che solo chimiche, nell’origine della collaborazione tra cellule.

 

L’osservazione più affascinante è che gli Stentor si aggregano soltanto quando il cibo abbonda. In condizioni di scarsità alimentare, si disperdono, cercando prede individualmente. Questo comportamento, spiegano gli studiosi, riflette dinamiche molto simili a quelle umane: la cooperazione emerge in tempi di abbondanza, ma si dissolve quando le risorse diventano limitate.

 

Il modello di vita osservato nei Stentor suggerisce un’evoluzione graduale verso la multicellularità, che potrebbe essere avvenuta più di 2,5 miliardi di anni fa, e che secondo le stime si sarebbe verificata almeno 25 volte in diversi lignaggi evolutivi. Secondo gli autori, prima della vera unione cellulare, le singole cellule hanno sperimentato una collaborazione temporanea, per poi tornare indipendenti. Un passo cruciale, ma non definitivo, verso la complessità biologica.

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