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Le impronte dei dinosauri in Texas non provano che i sauropodi camminassero sulle zampe anteriori

By Stefania Romano
Published 22 Marzo 2025
6 Min Read
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Nella Grand County, nello stato dello Utah, e al Mayan Dude Ranch nel Texas meridionale, alcune tracce fossili hanno alimentato teorie affascinanti e controverse sull’andatura dei giganteschi sauropodi. In particolare, l’ipotesi che questi colossi preistorici potessero camminare appoggiandosi esclusivamente sulle zampe anteriori. Tuttavia, un’analisi più accurata delle impronte ha rivelato una realtà differente.

 

Le impronte scoperte da Roland Bird e la teoria dei sauropodi “acrobati”

Nel 1940, l’esploratore e paleontologo Roland Bird, celebre per le sue numerose scoperte nel campo dei dinosauri durante la metà del XX secolo, individuò una straordinaria pista fossile. Le impronte, rinvenute su quello che oggi è il terreno del Mayan Dude Ranch, mostravano una serie di calchi attribuibili alle sole zampe anteriori di un sauropode, un dinosauro erbivoro quadrupede dalle dimensioni imponenti.

 

Bird ipotizzò che gli animali si fossero mossi in un ambiente fluviale profondo, dove l’acqua arrivava fino al petto. Secondo la sua interpretazione, i sauropodi avanzavano trascinandosi sulle zampe anteriori, mentre quelle posteriori fluttuavano dietro di loro. Una spiegazione ardita, che dava vita all’immagine di mastodonti in grado di camminare sulle “mani” o, in alternativa, di nuotare come giganteschi anfibi.

 

Questa affascinante teoria fu adottata per spiegare anche altre piste fossili simili scoperte in diverse località, dando vita all’immagine suggestiva dei cosiddetti “brontosauri nuotatori”.

 

Gli studi più recenti del Witte Museum smentiscono l’ipotesi di Bird

Il dottor Thomas Adams, del Witte Museum di San Antonio, ha recentemente condotto un’indagine approfondita su quelle stesse impronte, grazie all’accesso concesso dai proprietari attuali del sito. Insieme a un team di esperti e studenti provenienti da numerose università, Adams ha studiato i reperti con tecniche moderne e un approccio più meticoloso rispetto a quello utilizzato negli anni Quaranta.

 

Il gruppo ha scoperto altre due piste parallele, oltre a quella individuata da Bird, e ha confermato che tutte si trovano sullo stesso strato geologico. Il terreno, ricco di carbonato di calcio, si è solidificato rapidamente, suggerendo che le impronte siano state impresse in un lasso di tempo relativamente breve e in condizioni ambientali simili.

 

Gli studiosi hanno determinato che l’area dove si trovavano le piste non era coperta da acque profonde. Anzi, alcuni dettagli indicano che il livello dell’acqua non superasse il metro di profondità, rendendo poco plausibile l’ipotesi di un guado fino al petto dei dinosauri.

 

Le “impronte fantasma” delle zampe posteriori

Una delle principali domande riguarda l’assenza di tracce delle zampe posteriori in una delle piste. Adams e i suoi colleghi hanno spiegato che il peso del dinosauro, distribuito maggiormente sugli arti anteriori, ha causato impronte più profonde in quella zona. Le zampe posteriori, meno gravate, hanno lasciato segni più superficiali, che con il tempo sono stati erosi dagli agenti atmosferici e dall’usura naturale dello strato superiore del terreno. Quel che rimane è ciò che viene definito “sottoimpronta”, ovvero la traccia impressa negli strati sedimentari inferiori.

 

L’erosione differenziale spiega la scomparsa delle impronte posteriori in alcuni casi, mentre in altri siti è possibile osservare solo le tracce delle zampe posteriori. Questo avviene soprattutto nei sauropodi giurassici, che avevano arti anteriori più corti e concentravano la loro massa sugli arti posteriori. Nel Cretaceo, epoca in cui sono state formate le impronte esaminate da Adams, la distribuzione del peso si era spostata in avanti, giustificando la prevalenza di impronte anteriori.

 

Le implicazioni globali delle nuove scoperte texane

Le ricerche del team texano hanno conseguenze di vasta portata per la paleontologia mondiale. Molte piste fossili scoperte in altre parti del pianeta, che mostrano solo impronte anteriori o posteriori, potrebbero essere interpretate in base alla stessa dinamica di distribuzione del peso e di erosione dei sedimenti.

 

Adams sottolinea che, sebbene i sauropodi probabilmente fossero in grado di nuotare, non ci sono prove fossili che indichino comportamenti abituali in acqua profonda. Gli elefanti africani, considerati i più vicini analoghi moderni per dimensione e massa, sono ottimi nuotatori e riescono a spostarsi tra le Isole utilizzando la proboscide come boccaglio. Per i sauropodi, potrebbe essere stata una capacità di sopravvivenza, non una pratica comune.

 

La pista del Mayan Dude Ranch rimane un’icona culturale del Texas

Nonostante le teorie di Bird non trovino più conferme nella comunità scientifica, il sito delle impronte presso il Mayan Dude Ranch continua ad essere una risorsa preziosa per la formazione di giovani paleontologi e un luogo simbolico della storia naturale del Texas. Le analisi più recenti, pubblicate sulla rivista Historical Biology, rappresentano un salto qualitativo nell’interpretazione delle tracce fossili dei giganti del Cretaceo.

 

Il lavoro di Adams e dei suoi collaboratori è un chiaro esempio di come la paleontologia moderna combini tecnologia, ricerca interdisciplinare e educazione per riscrivere la storia degli antichi abitanti della Terra.

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