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Scoperto in Marocco il più antico fossile di dinosauro cerapode: un ritrovamento eccezionale di 168 milioni di anni

By Paola Belli
Published 18 Marzo 2025
5 Min Read
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Contents
Chi erano i dinosauri cerapodi?Un femore che riscrive la storiaUn nuovo record mondialeIl Marocco, un tesoro per la paleontologia

Una scoperta sensazionale ha cambiato le conoscenze sulla storia evolutiva dei dinosauri cerapodi: in un sito fossile del Marocco, i paleontologi hanno identificato il più antico esemplare conosciuto, risalente a 168 milioni di anni fa. L’elemento chiave di questa scoperta è un femore distintivo, che ha permesso agli scienziati di stabilire con certezza l’appartenenza dell’animale a questo gruppo.

Questa rivelazione è particolarmente significativa poiché la documentazione fossile del Giurassico medio è estremamente limitata, rendendo difficoltoso ricostruire le prime fasi dell’evoluzione di questi dinosauri. Il ritrovamento non solo rappresenta una svolta nella paleontologia, ma conferma anche il Marocco come un’area cruciale per scoprire nuove informazioni su questa fase poco conosciuta della preistoria.

Chi erano i dinosauri cerapodi?

I cerapodi erano dinosauri erbivori di piccole dimensioni, caratterizzati da un’andatura bipede. Durante il Cretaceo, il loro gruppo si diffuse su scala globale, come dimostrano numerosi fossili trovati in diversi continenti. Tuttavia, il loro percorso evolutivo nel Giurassico medio rimane avvolto nel mistero, proprio a causa della scarsità di resti ossei risalenti a questo periodo.

Prima di questa scoperta, esistevano indizi che gli ornitopodi, una sottofamiglia dei cerapodi, si fossero già differenziati in epoche precedenti, ma queste prove erano basate unicamente su tracce fossili. Questo nuovo ritrovamento rappresenta invece la più antica prova corporea dell’esistenza di questi dinosauri.

Un femore che riscrive la storia

L’entusiasmo del team di ricerca è stato immenso quando, durante gli scavi nelle montagne del Medio Atlante, è stato portato alla luce un femore fossile. L’osso, appartenente a un dinosauro cerapode, ha permesso di stabilire un nuovo record di antichità per questo gruppo. Sebbene possa sembrare poco, un femore è sufficiente per i paleontologi, veri e propri detective della preistoria, per identificare dettagli fondamentali sulla specie.

Secondo la dottoressa Susannah Maidment, del Museo di Storia Naturale di Londra, le caratteristiche dell’anatomia della gamba sono elementi chiave per riconoscere i cerapodi.

“Presentava un solco sulla parte posteriore della testa del femore, che serviva per l’inserzione di un legamento, un elemento che osserviamo solo nei cerapodi,” ha spiegato la studiosa. “Inoltre, la testa del femore era ben distinta e separata dal corpo tramite un collo, un dettaglio che non si trova nei dinosauri ornitischi più primitivi.”

Un nuovo record mondiale

Fino a questa scoperta, il fossile più antico appartenente a un cerapode ornitischio era un femore di iguanodonte ritrovato a Leeds, in Inghilterra. Il nuovo reperto, estratto da rocce risalenti al Bathoniano, nella Formazione El Mers III in Marocco, è più vecchio di 2 milioni di anni rispetto al precedente record.

“Prima di questo ritrovamento, sapevamo che i dinosauri ornitopodi probabilmente esistevano già nel Giurassico medio, ma non avevamo una prova fossile diretta,” ha aggiunto Maidment. “Ora possiamo affermare con certezza che questi dinosauri si erano già diversificati in quel periodo.”

Il Marocco, un tesoro per la paleontologia

Data la scarsità di fossili del Giurassico medio nel mondo, questa scoperta colma un vuoto nella nostra comprensione dell’evoluzione dei dinosauri erbivori. Inoltre, dimostra che le rocce di questa epoca geologica in Marocco rappresentano un’area di ricerca estremamente promettente.

Non è la prima volta che la Formazione El Mers III si rivela una miniera di informazioni per la paleontologia. In questa stessa località sono stati rinvenuti:

  • Il più antico anchilosauro del mondo, il primo mai scoperto in Africa
  • Uno dei più antichi stegosauri mai trovati

Questi ritrovamenti suggeriscono che, se vogliamo comprendere meglio la storia evolutiva degli ornitischi, scavare in Marocco potrebbe essere la chiave per nuove, straordinarie scoperte.

Lo studio che descrive il ritrovamento è stato pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science.

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