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Le iniezioni psicologiche potrebbero rafforzare le difese contro la disinformazione

By Valeria Mariani
Published 12 Marzo 2025
5 Min Read
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In un’epoca segnata dall’esplosione di fake news, manipolazione mediatica e pseudoscienza, la maggior parte delle persone risulta ancora impreparata ad affrontare le insidie della disinformazione. Secondo una recente ricerca condotta presso l’Università di Oxford, la soluzione potrebbe risiedere in una sorta di vaccinazione mentale, capace di potenziare le capacità cognitive e critiche della popolazione. Il nuovo studio, pubblicato su Nature Communications, propone un approccio innovativo basato su interventi che rafforzano la memoria e che potrebbero, nel tempo, immunizzare il pubblico contro la diffusione di notizie false.

 

La disinformazione come minaccia globale per democrazia e società

Gli studiosi evidenziano che la disinformazione rappresenta una seria minaccia per il corretto funzionamento delle democrazie a livello globale. Le sue conseguenze sono già tangibili su diverse questioni di rilevanza mondiale: dall’adozione dei vaccini alla lotta contro il riscaldamento globale, fino all’integrità delle elezioni politiche. Episodi tragici come le violenze di massa in India e gli attacchi contro infrastrutture 5G sono solo alcuni degli esempi concreti legati alla diffusione incontrollata di falsità.

 

Inoculare la mente: un metodo proattivo per contrastare le fake news

Fino ad oggi, gran parte delle contromisure si è concentrata sull’intervento successivo alla diffusione della disinformazione, tramite fact-checking o smentite pubbliche. Tuttavia, i ricercatori dell’Università di Oxford sostengono che sarebbe più efficace un approccio preventivo, capace di preparare le persone in anticipo contro le strategie manipolative.

 

Per verificare questa ipotesi, sono stati condotti cinque esperimenti su larga scala, coinvolgendo oltre 11.000 partecipanti. Gli studiosi hanno testato tre differenti modalità di intervento: testi informativi, video esplicativi e giochi interattivi.

 

I tre strumenti dell’inoculazione psicologica: testo, video e gioco

Nel primo approccio, ai partecipanti veniva chiesto di leggere dei messaggi che illustravano le principali tattiche di disinformazione, spiegando i meccanismi di manipolazione emotiva e distorsione dei fatti. Il secondo metodo si basava sulla visione di brevi clip, focalizzate su come la retorica venga usata per ingannare. Infine, il terzo intervento era gamificato: le persone giocavano a Bad News, un gioco gratuito che permette agli utenti di impersonare un produttore di fake news, scoprendo dall’interno le strategie ingannevoli comunemente impiegate.

 

Gli effetti delle inoculazioni sono temporanei, ma i richiami fanno la differenza

I risultati emersi sono chiari: gli interventi preventivi aiutano a identificare e resistere alla disinformazione, ma l’effetto non è duraturo. Le difese cognitive tendono a indebolirsi nel tempo. Secondo il team, gli effetti degli interventi basati su testi si mantengono per circa un mese, mentre quelli derivanti da video e giochi interattivi perdono efficacia entro due settimane.

 

Questa fragilità temporale richiama l’esigenza di richiami psicologici, paragonabili alle vaccinazioni periodiche che rafforzano l’immunità fisica. Rakoen Maertens, ricercatore presso il Dipartimento di Psicologia Sperimentale dell’Università di Oxford, sottolinea l’importanza di integrare questi richiami in programmi di alfabetizzazione digitale e educazione pubblica, al fine di consolidare le competenze critiche nel tempo.

 

La memoria come sistema immunitario contro la disinformazione

La proposta degli scienziati britannici è chiara: trattare la memoria umana come il principale sistema immunitario psicologico contro le fake news. Proprio come i vaccini necessitano di dosi di richiamo, anche le persone hanno bisogno di allenare la mente con frequenza, per contrastare l’oblio naturale che indebolisce le difese critiche.

 

Il documento pubblicato su Nature Communications conferma che interventi ripetuti di richiamo possono appiattire il tasso di dimenticanza, migliorando la ritenzione a lungo termine delle competenze acquisite. È un processo che si rifà alle più consolidate teorie della memoria cognitiva, suggerendo che la resilienza contro la disinformazione può essere costruita attraverso inoculazioni psicologiche ripetute.

 

Potenziare la memoria per contrastare la disinformazione su scala globale

Secondo i ricercatori, le scoperte aprono la strada a una nuova strategia educativa globale. Non è più necessario affidarsi unicamente a politiche su larga scala per contrastare le fake news; esistono soluzioni facili da implementare, capaci di empowerment individuale. I professionisti della comunicazione e gli educatori potrebbero adottare tecniche derivate dalla scienza cognitiva per rafforzare la memoria collettiva, creando una società più resistente alle manipolazioni.

 

La ricerca di Oxford offre dunque un’arma in più nella lotta contro la disinformazione globale, dimostrando che anche interventi brevi e mirati possono contribuire a rafforzare le difese cognitive della popolazione, a patto che vengano ripetuti con regolarità e supportati da richiami costanti.

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