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L’influenza aviaria H5N1 colpisce l’Antartide: minacciata la sopravvivenza dei pinguini di Adelia

By Stefania Romano
Published 12 Marzo 2025
5 Min Read
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ANTARTIDE – Per la prima volta, il virus H5N1 dell’influenza aviaria ha raggiunto il continente antartico, causando la morte di numerosi uccelli marini, tra cui gli stercorari e, secondo le ultime segnalazioni, anche i pinguini di Adelia. La diffusione del ceppo altamente patogeno lungo la Penisola Antartica solleva preoccupazioni sempre più gravi per l’intero ecosistema del Polo Sud.

 

Il virus si diffonde lungo la Penisola Antartica: primi decessi tra gli stercorari

Tra novembre 2024 e gennaio 2025, il team guidato da Juliana Vianna dell’Università Cattolica Pontificia del Cile ha monitorato 16 colonie di uccelli marini distribuite lungo la costa della Penisola Antartica. Durante le ispezioni, i ricercatori hanno trovato 35 stercorari privi di vita, senza alcuna traccia di ferite esterne. Le analisi effettuate su 11 carcasse hanno rivelato la presenza del virus H5N1, la stessa variante letale che negli ultimi anni si è propagata a ritmi vertiginosi in Europa, Asia e Africa, arrivando fino al Sud America.

 

Gli stercorari esaminati appartengono a una popolazione ibrida tra lo stercorario polare sud (Stercorarius maccormicki) e lo stercorario bruno (Stercorarius antarcticus), specie che si nutrono di carogne e, talvolta, predano altri uccelli, risultando così particolarmente esposte al contagio.

 

I pinguini di Adelia sotto minaccia: confermati i primi decessi

Secondo quanto dichiarato da Vianna, il 9 marzo 2025 è arrivata la notizia di pinguini di Adelia trovati morti nei pressi delle colonie già colpite. La comunicazione è giunta direttamente dall’Istituto Antartico Cileno, che ha osservato la presenza sia di stercorari sia di pinguini deceduti. Il timore principale riguarda la capacità del virus H5N1 di diffondersi rapidamente all’interno delle colonie di pinguini, che si riproducono in gruppi estremamente densi. La malattia potrebbe decimare popolazioni già duramente provate dagli effetti del cambiamento climatico.

 

La vulnerabilità delle varie specie al ceppo H5N1 varia notevolmente, ma resta alta la possibilità che alcune colonie non sopravvivano all’impatto della malattia.

 

Un’epidemia globale che ora minaccia anche l’estremo sud del pianeta

Dal 2020, la versione altamente patogena dell’influenza aviaria H5N1 ha mietuto vittime tra uccelli selvatici e pollame domestico in Europa, Asia e Africa. Il Regno Unito, ad esempio, ha visto la scomparsa di un quarto delle proprie sule nel 2023. Nel 2021, il virus è approdato in Nord America, colpendo addirittura le mammelle delle mucche da latte, mentre nel 2022 è avanzato fino alle regioni più meridionali del Sud America, sterminando uccelli marini e mammiferi lungo la costa.

 

Nel 2023, focolai sono stati confermati tra gli stercorari bruni e i petrelli giganti sull’Isola degli Uccelli, nell’arcipelago della Georgia del Sud, circa 1500 chilometri a nord della Penisola Antartica.

 

Confermato il passaggio del virus sul continente antartico

Tra dicembre 2023 e gennaio 2024, gli studiosi di Vianna hanno rilevato segni di infezione in pinguini di Adelia ancora vivi e in alcuni cormorani antartici nella parte più settentrionale della penisola. Adesso, con l’accertamento della morte di numerosi stercorari infetti, la presenza del virus H5N1 sull’Antartide è ufficiale.

 

Thijs Kuiken dell’Università Erasmus di Rotterdam sottolinea che l’infezione negli stercorari rappresenta un segnale inquietante. Alcune specie, infatti, si riproducono su piccole isole e un’epidemia potrebbe annientare intere colonie.

 

I campioni esaminati finora dimostrano la presenza del virus H5, ma ulteriori analisi di laboratorio hanno confermato la natura altamente patogena del ceppo, come ribadito dalla stessa Vianna.

 

Dall’Oceano Indiano all’Antartide: l’avanzata inarrestabile dell’H5N1

Il 25 febbraio 2025, un altro gruppo di ricercatori ha individuato il virus H5N1 negli arcipelaghi di Crozet e Kerguelen, nell’Oceano Indiano meridionale. In queste aree, l’epidemia ha già provocato la morte di numerosi elefanti marini e ha colpito svariate specie di uccelli marini. L’espansione del virus verso l’Australia e la Nuova Zelanda, che al momento restano tra i pochi territori ancora indenni, appare sempre più probabile.

 

L’arrivo dell’influenza aviaria sull’Antartide potrebbe rappresentare un nuovo e devastante capitolo nella crisi sanitaria globale che coinvolge la fauna selvatica.

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