Scienze.com
1.5kLike
Google NewsFollow
  • Home
  • News
  • Chi siamo
  • Contatti
Reading: L’origine dei geyser di Encelado: potrebbero non provenire dall’oceano sotterraneo
Share
Font ResizerAa
Scienze.comScienze.com
Cerca
  • News
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Privacy Policy
  • Cambia Preferenze Cookie
Follow US
© Turismo e Ambiente S.r.l. unipersonale P.IVA/C.F. 08875060967 – Milano (MI)
Home » L’origine dei geyser di Encelado: potrebbero non provenire dall’oceano sotterraneo
Alla Prima PaginaNews

L’origine dei geyser di Encelado: potrebbero non provenire dall’oceano sotterraneo

By Paola Belli
Published 6 Marzo 2025
6 Min Read
Share

Contents
Un’ipotesi rivoluzionaria: i geyser non arrivano dalle profonditàIl ruolo del sale e delle fratture superficialiIl mistero dei gas nei pennacchiLe implicazioni per la ricerca della vita

La luna ghiacciata di Saturno, Encelado, è considerata da tempo uno dei luoghi più promettenti per la ricerca della vita nel Sistema Solare. Nel 2005, la sonda Cassini della NASA ha rivelato spettacolari getti di vapore acqueo che si innalzano dalla superficie della luna, portando gli scienziati a ipotizzare che questi fenomeni derivassero da un vasto oceano sotterraneo. Tuttavia, un recente studio condotto dai ricercatori del Dartmouth College suggerisce un’ipotesi alternativa: l’acqua nei pennacchi potrebbe avere un’origine più superficiale, mettendo in discussione la connessione diretta con l’oceano nascosto e, di conseguenza, la possibilità che Encelado possa ospitare forme di vita.

Un’ipotesi rivoluzionaria: i geyser non arrivano dalle profondità

Gli studiosi hanno individuato due problemi principali nell’idea che i getti provengano direttamente dall’oceano sotterraneo. Il primo ostacolo riguarda lo spessore del guscio ghiacciato della luna: una frattura dovrebbe attraversarlo completamente per permettere all’acqua di emergere in superficie. Il secondo problema è il meccanismo con cui il liquido, da una profondità così elevata, potrebbe risalire fino a fuoriuscire nello spazio.

Secondo il team di ricercatori, una spiegazione più plausibile sarebbe legata a un fenomeno noto come riscaldamento da taglio. Questo processo si verifica quando il ghiaccio, sfregando contro se stesso lungo le profonde fratture della superficie di Encelado, genera abbastanza calore da sciogliere parzialmente il ghiaccio stesso. Le cosiddette “fratture della tigre”, situate nei pressi del polo sud della luna, sarebbero i punti chiave di questo meccanismo, in cui il calore dell’attrito scioglie il ghiaccio salato creando una sorta di zona fangosa piuttosto che un collegamento diretto con l’oceano sotterraneo.

Il ruolo del sale e delle fratture superficiali

Un elemento determinante in questa teoria è il sale presente nel guscio di ghiaccio di Encelado, che abbassa il punto di fusione del ghiaccio, esattamente come accade sulla Terra quando il sale viene utilizzato per evitare che le strade si congelino in inverno. Il riscaldamento prodotto dall’attrito potrebbe dunque generare un mix semifluido di ghiaccio parzialmente sciolto e acqua salata, che alimenterebbe i pennacchi osservati dalla sonda Cassini.

Un altro indizio a favore di questa ipotesi è la presenza di doppie creste lungo le fratture superficiali della luna. Studi precedenti hanno mostrato che queste strutture si formano quando l’acqua liquida si congela nuovamente in un serbatoio poco profondo, espandendosi e spingendo i bordi della frattura verso l’alto. Se questa dinamica fosse valida anche per Encelado, potrebbe fornire una prova indiretta del fatto che il materiale eruttato dai geyser provenga da una fonte vicina alla superficie e non direttamente dall’oceano sotterraneo.

Il mistero dei gas nei pennacchi

Un ulteriore aspetto preso in esame dai ricercatori riguarda la composizione chimica dei pennacchi, in particolare la presenza di idrogeno molecolare, uno degli elementi chiave identificati dalla sonda Cassini. Secondo la teoria tradizionale, l’idrogeno rilevato sarebbe il prodotto di reazioni chimiche tra l’acqua dell’oceano sotterraneo e le rocce del nucleo di Encelado, un processo che potrebbe fornire energia per eventuali forme di vita microbica.

Tuttavia, lo studio propone un’altra spiegazione: l’idrogeno potrebbe essere rilasciato dalla fusione parziale dei clatrati, strutture cristalline di ghiaccio e gas che si formano nel guscio ghiacciato della luna. Quando questi clatrati si sciolgono, potrebbero liberare idrogeno, metano e anidride carbonica, spiegando le concentrazioni di gas osservate nei pennacchi senza la necessità di coinvolgere un oceano profondo.

Inoltre, il continuo scorrimento del ghiaccio e i movimenti tettonici della crosta lunare potrebbero costantemente rinnovare questa zona fangosa, garantendo un flusso costante di materiale nei getti osservati. Questo processo permetterebbe di mantenere stabili le concentrazioni di gas e nanoparticelle rilevate nei dati raccolti dalla sonda Cassini.

Le implicazioni per la ricerca della vita

Se questa teoria fosse confermata, cambierebbe radicalmente la nostra comprensione dell’attività geologica di Encelado e delle sue potenziali condizioni abitabili. La connessione diretta tra i pennacchi e un oceano sotterraneo potenzialmente abitabile verrebbe meno, riducendo le speranze di trovare forme di vita simili a quelle terrestri in questa remota luna di Saturno. Tuttavia, la presenza di acqua liquida, anche solo in forma di fanghiglia salata vicino alla superficie, manterrebbe comunque vivo l’interesse scientifico per Encelado, offrendo nuove prospettive di ricerca sulla geologia e la chimica di questa affascinante luna.

Lo studio, pubblicato il 5 febbraio sulla rivista Geophysical Research Letters, apre dunque un nuovo scenario sul mistero dei geyser di Encelado, sfidando le precedenti teorie e fornendo una nuova chiave di lettura sulla dinamica di questo spettacolare fenomeno naturale.

Share This Article
Facebook Whatsapp Whatsapp LinkedIn Reddit Telegram Threads Copy Link
Share

Subscribe Newsletter

Subscribe to our newsletter to get our newest articles instantly!
Spazio Pubblicitario
Seguici su:
1.5kFollowersLike
Google NewsFollow
Ad PremiereNews

Buchi neri, fine della singolarità? Nuovi scenari dalla gravità quantistica

By Mirko Rossi
9 Maggio 2025
Alla Prima PaginaNewsScelto per te

Caffeina e rischio diabete: scoperto legame genetico con il grasso corporeo

By Valeria Mariani
10 Maggio 2025
Spazio Pubblicitario
Spazio Pubblicitario

Robert Fergus torna in Meta: guiderà il laboratorio Fair sull’intelligenza artificiale

By Stefania Romano
9 Maggio 2025

La chiave per curare la malattia di Lyme potrebbe celarsi nella parete cellulare del batterio

By Stefania Romano
9 Maggio 2025

Formaldeide nei cosmetici: rischio invisibile nei prodotti quotidiani

By Mirko Rossi
9 Maggio 2025

Asteroide grande quanto uno stadio sfiora la Terra senza rischi

By Valeria Mariani
10 Maggio 2025
Spazio Pubblicitario

Suggeriti per te

Stati Uniti vulnerabili a tempeste solari: allarme da un’esercitazione del 2024

Alla Prima PaginaNewsScelto per te
12 Maggio 2025

Il misterioso bagliore della vita: i biofotoni che svaniscono con la morte

Ad PremiereNews
9 Maggio 2025

La luce divina del Partenone: il segreto sacro svelato dalla scienza

Alla Prima PaginaNews
9 Maggio 2025

Cicale cibernetiche suonano il Canone di Pachelbel: la scienza trasforma il ronzio in musica sinfonica

Ad PremiereNews
9 Maggio 2025

Seguici su: 

Scienze.com

© Turismo e Ambiente S.r.l. unipersonale P.IVA/C.F. 08875060967 – Milano (MI)

  • Privacy Policy
  • Chi siamo
  • Contatti
Welcome Back!

Sign in to your account

Username or Email Address
Password

Lost your password?