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La lenta ripresa degli ecosistemi marini: gli effetti delle attività minerarie dopo 40 anni

By Stefania Romano
Published 25 Febbraio 2025
3 Min Read
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La biodiversità delle profondità oceaniche sta ancora subendo le conseguenze di attività minerarie condotte oltre quattro decenni fa. Una recente analisi condotta nel 2023 ha rivelato che un sito di estrazione sperimentale del 1979, situato nella Zona Clarion-Clipperton nell’Oceano Pacifico, presenta ancora segni evidenti di alterazione rispetto alle aree circostanti non disturbate.

 

L’impatto della mineraria sui fondali oceanici

Le profondità della Zona Clarion-Clipperton, un’area vastissima compresa tra il Messico e le Isole Hawaii, sono ricche di noduli di manganese, formazioni minerali che contengono elementi essenziali come cobalto, nichel e rame, utilizzati per la produzione di batterie e altri dispositivi tecnologici. Nel 1979, una missione sperimentale ha testato l’estrazione di questi noduli, rimuovendo vaste quantità di sedimenti e alterando la conformazione del fondale marino.

 

Quando gli scienziati sono tornati sul sito nel 2023, hanno osservato che il paesaggio sottomarino porta ancora le cicatrici di quell’intervento. Le tracce delle attrezzature sono ancora visibili, e la biodiversità risulta significativamente ridotta rispetto alle zone non toccate dalle attività minerarie.

 

Un ecosistema fragile e una ripresa lenta

Gli abitanti del mare profondo, come coralli, spugne e microrganismi, si sviluppano in condizioni estremamente stabili e impiegano decenni, se non secoli, per ripopolare un’area disturbata. Le correnti oceaniche lente e la scarsità di nutrienti contribuiscono a rendere il recupero degli ecosistemi un processo estremamente lungo.

 

Gli studi suggeriscono che il fondale marino colpito dalle attività di estrazione nel 1979 non ha ancora raggiunto uno stato paragonabile a quello delle zone incontaminate. Questo solleva interrogativi importanti sull’impatto delle attività minerarie in acque profonde, specialmente ora che l’interesse per questi giacimenti sottomarini è in crescita, alimentato dalla crescente domanda di materiali per la transizione energetica.

 

Le prospettive per il futuro

La necessità di metalli rari per le tecnologie sostenibili sta spingendo molte aziende e governi a esplorare la possibilità di sfruttare i fondali oceanici per l’estrazione mineraria. Tuttavia, i dati raccolti nella Zona Clarion-Clipperton indicano che le conseguenze di queste operazioni potrebbero essere durature e difficilmente reversibili.

 

Questi risultati alimentano il dibattito sull’equilibrio tra la necessità di risorse critiche e la salvaguardia degli ecosistemi marini, ponendo interrogativi fondamentali su quanto siamo disposti a sacrificare per ottenere i materiali indispensabili alla transizione ecologica.

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