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Scoperta Quipu, la più grande struttura dell’universo conosciuto

By Sabrina Verdi
Published 23 Febbraio 2025
4 Min Read
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Contents
Una struttura immensa che ridefinisce i confini del cosmoLa mappa delle superstrutture e il redshiftL’influenza delle superstrutture sull’universoUn universo in continua evoluzione

Un gruppo di astronomi ha individuato una nuova e colossale superstruttura cosmica, battezzata Quipu, che si estende per 1,3 miliardi di anni luce e contiene una quantità impressionante di materia, pari a 200 quadrilioni di masse solari. Questa scoperta ridefinisce la nostra comprensione della distribuzione della materia nell’universo e sfida i precedenti record di dimensioni cosmiche.

Una struttura immensa che ridefinisce i confini del cosmo

Quipu deve il suo nome al sistema di nodi su corde utilizzato dagli Inca per contare e registrare informazioni. Come la sua controparte storica, anche questa struttura galattica è caratterizzata da un filamento principale con numerosi rami secondari che si diramano nello spazio. La sua estensione supera di gran lunga quella di altre strutture note, tra cui il superammasso di Shapley e persino il colossale Laniākea, considerato in passato il più grande superammasso dell’universo conosciuto.

L’analisi di Quipu è stata pubblicata il 31 gennaio sulla piattaforma ArXiv, e sebbene il lavoro non sia ancora stato sottoposto a peer review, è stato accettato per la pubblicazione sulla prestigiosa rivista Astronomy and Astrophysics.

La mappa delle superstrutture e il redshift

Lo studio si inserisce in un progetto più ampio finalizzato a mappare la distribuzione della materia nell’universo attraverso diverse lunghezze d’onda della luce. L’analisi si è concentrata su regioni dello spazio con un redshift compreso tra 0,3 e 0,6, una fascia che indica distanze tra 425 e 815 milioni di anni luce dalla Terra. Questo fenomeno, che sposta la luce verso il rosso man mano che gli oggetti si allontanano, è cruciale per determinare le dimensioni e la distanza delle strutture cosmiche.

Fino a oggi, il superammasso di Shapley era considerato la più grande struttura dell’universo locale, ma la nuova ricerca ha identificato cinque superstrutture ancora più imponenti, tra cui Quipu, Serpens-Corona Borealis, Ercole e Scultore-Pegaso. Complessivamente, queste giganti cosmiche contengono quasi la metà degli ammassi di galassie noti e rappresentano il 13% del volume dell’universo osservabile.

L’influenza delle superstrutture sull’universo

Queste gigantesche concentrazioni di materia influenzano l’universo in modi profondi. Il loro impatto è visibile nel fondo cosmico a microonde (CMB), la radiazione residua del Big Bang, che risente della loro imponente attrazione gravitazionale. Inoltre, la presenza di enormi quantità di massa altera la misurazione della costante di Hubble, il valore che determina la velocità di espansione dell’universo.

Un altro effetto significativo è la lente gravitazionale, un fenomeno in cui la luce proveniente da galassie lontane viene distorta dal campo gravitazionale di strutture massicce come Quipu, modificando la nostra percezione della forma e della posizione di oggetti celesti distanti.

Un universo in continua evoluzione

Gli scienziati sottolineano che, sebbene queste superstrutture siano entità temporanee, la loro grandezza le rende elementi fondamentali per la comprensione dell’evoluzione cosmica. L’universo, in continua espansione, finirà per disgregare queste colossali concentrazioni di materia, ma nel presente esse rappresentano delle configurazioni uniche con proprietà fisiche e ambienti cosmici straordinari.

La scoperta di Quipu e delle altre superstrutture ridefinisce la nostra visione della rete cosmica e pone nuovi interrogativi su come si formino e si evolvano queste immense regioni di materia.

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