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Intelligenza artificiale nelle scuole italiane: l’84% degli studenti la sfrutta per produrre contenuti, ma pochi ne capiscono il funzionamento

By Valeria Mariani
Published 19 Febbraio 2025
6 Min Read
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L’uso crescente dell’intelligenza artificiale nelle aule scolastiche in Italia

Negli ultimi tre anni, il ricorso all’intelligenza artificiale da parte degli studenti italiani ha registrato un incremento del 50%, trasformandosi in uno strumento essenziale per compiti scolastici e preparazione agli esami. Secondo dati aggiornati al 2025, ben l’84% degli alunni delle scuole secondarie impiega quotidianamente software basati su IA per redigere testi, sintetizzare argomenti e organizzare appunti. Tuttavia, solo il 35% dei giovani è in grado di spiegare concetti chiave come il machine learning, mentre appena il 28% ha dimestichezza con le reti neurali profonde, dimostrando quanto sia diffusa la scarsa conoscenza del funzionamento di queste tecnologie avanzate.

 

Come l’intelligenza artificiale ha cambiato il metodo di studio degli studenti

L’integrazione dei sistemi di IA nelle scuole italiane, specialmente negli istituti di Milano, Roma, Napoli, Torino e Bologna, ha modificato radicalmente il modo di studiare e produrre contenuti. Gli studenti non si affidano più esclusivamente a manuali cartacei e appunti scritti a mano, ma ricorrono sempre più spesso a piattaforme digitali capaci di generare testi complessi, tradurre brani in lingue straniere e correggere elaborati.

 

Secondo un’indagine condotta nel 2024, il 75% degli studenti italiani utilizza l’IA per redigere temi, tesine e relazioni, ottenendo miglioramenti nella qualità della scrittura e una significativa riduzione dei tempi di elaborazione. Il 62% la adopera per preparare interrogazioni e verifiche, utilizzandola per riassumere capitoli di libri e strutturare schemi di studio personalizzati. Infine, quasi il 40% si serve di software basati su IA per individuare errori grammaticali, riformulare frasi e tradurre testi da e verso l’inglese, il francese e lo spagnolo, strumenti particolarmente apprezzati dagli alunni dei licei linguistici e delle scuole internazionali presenti a Firenze, Genova e Verona.

 

La dipendenza tecnologica e il divario nella conoscenza dei sistemi IA

Nonostante l’intelligenza artificiale sia ormai una presenza costante nelle aule scolastiche italiane, molti studenti la percepiscono come uno strumento “magico”, capace di fornire risposte immediate, senza interrogarsi sulle logiche algoritmiche che ne regolano il funzionamento.

 

Uno studio condotto tra gli studenti di istituti superiori di Bari, Palermo e Cagliari evidenzia che solo un terzo degli intervistati sa spiegare come operano i modelli di apprendimento automatico o cosa siano le reti neurali artificiali, tecnologie su cui si basano piattaforme come ChatGPT e Google Bard. Tale mancanza di conoscenze tecniche rischia di trasformare la tecnologia da opportunità a limite, creando una generazione di utilizzatori passivi incapaci di valutare criticamente le informazioni generate da sistemi automatizzati.

 

L’introduzione di percorsi formativi per una consapevolezza digitale

Per affrontare questa lacuna formativa, diversi istituti scolastici in Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana stanno sperimentando programmi educativi dedicati all’intelligenza artificiale. Il Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Milano ha avviato laboratori di coding e intelligenza artificiale applicata, mentre l’Istituto Tecnico Industriale Enrico Fermi di Bologna propone moduli didattici sull’analisi dei dati e sui principi del machine learning.

 

Tali iniziative mirano a dotare gli studenti delle competenze digitali necessarie per utilizzare l’IA in modo autonomo e critico, senza cadere nella trappola di un uso superficiale. I docenti delle scuole di Trento e Bolzano stanno inoltre promuovendo lezioni pratiche su etichette dei dati, privacy digitale e bias algoritmici, così da sviluppare una consapevolezza etica nell’uso delle tecnologie emergenti.

 

L’impatto dell’IA sulla didattica: tra benefici e rischi

L’espansione dell’intelligenza artificiale nelle scuole italiane sta generando benefici concreti, ma solleva interrogativi sul futuro della didattica tradizionale. In città come Torino, Venezia e Parma, alcuni insegnanti segnalano che l’eccessiva dipendenza da software automatici può inibire lo sviluppo di capacità critiche e competenze di scrittura autonoma, specie tra gli studenti più giovani.

 

D’altro canto, nelle scuole di Modena e Reggio Emilia, l’IA viene percepita come uno strumento inclusivo, utile per supportare studenti con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), offrendo soluzioni personalizzate per la lettura e la scrittura assistita.

 

Il ruolo delle famiglie e degli insegnanti nell’educazione digitale

Il coinvolgimento delle famiglie e del personale docente risulta determinante per guidare i ragazzi verso un uso corretto dell’intelligenza artificiale. Genitori di studenti delle scuole di Brescia e Padova hanno manifestato preoccupazioni circa l’eccessivo affidamento a strumenti digitali, temendo che ciò possa compromettere lo sviluppo delle capacità di ragionamento autonomo.

 

Parallelamente, insegnanti di matematica e informatica attivi presso licei scientifici di Ancona e Perugia sottolineano l’importanza di integrare la conoscenza dell’IA nei programmi curricolari, al pari delle materie tradizionali come letteratura e storia.

 

Le città italiane pioniere nella didattica digitale avanzata

Alcuni centri urbani stanno assumendo un ruolo guida nell’innovazione didattica basata sull’intelligenza artificiale. Milano, con i suoi licei sperimentali, e Bologna, nota per le collaborazioni con l’Università di Bologna, si stanno distinguendo per progetti didattici interdisciplinari che coniugano linguistica computazionale, statistica e programmazione. Anche Roma, sede del MIUR e di istituzioni accademiche di prestigio come La Sapienza, sta favorendo partenariati con aziende tecnologiche per formare i docenti all’uso dell’IA.

 

Nelle scuole secondarie di Palermo e Catania, infine, stanno prendendo piede progetti di educazione civica digitale, volti a insegnare agli studenti siciliani non solo come usare i chatbot, ma anche come riconoscere fake news e tutelare la propria privacy online.

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