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Quale pallina da golf ha usato Alan Shepard sulla Luna? Il mistero ancora irrisolto

By Giovanna Russo
Published 8 Febbraio 2025
4 Min Read
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Contents
La teoria della Maxfli: un regalo enigmaticoSpalding: una rivendicazione incertaL’ipotesi Daisy: un indizio nel museoUn mistero che potrebbe non avere mai risposta

Il 6 febbraio 1971, durante la missione Apollo 14, l’astronauta Alan Shepard realizzò un gesto destinato a entrare nella storia: colpì due palline da golf sulla Luna con un ferro 6 improvvisato. Mentre il colpo divenne un’icona dell’esplorazione spaziale, un dettaglio fondamentale rimase segreto: qual era la marca delle palline?

Shepard, con il permesso della NASA, mantenne segreta questa informazione per evitare che un’azienda ne traesse vantaggio commerciale. Dopo oltre 50 anni, il mistero è ancora irrisolto, ma esistono alcune teorie.

La teoria della Maxfli: un regalo enigmatico

Subito dopo il suo ritorno sulla Terra, Shepard regalò una pallina da golf al suo barbiere e amico, Carlos Villagomez. Si trattava di una pallina Maxfli, firmata dallo stesso astronauta.

Villagomez racconta che Shepard gliela consegnò discretamente, senza mai confermare se fosse stata sulla Luna. Tuttavia, se Shepard avesse portato una terza pallina e le avesse scelte tutte dello stesso tipo, la Maxfli potrebbe essere stata la marca usata per il colpo lunare.

Secondo alcuni, il nome Maxfli potrebbe averlo divertito, giocando con il concetto di “massimo volo” in riferimento alla distanza che le palline avrebbero potuto percorrere nella bassa gravità lunare.

Spalding: una rivendicazione incerta

Un’altra versione della storia coinvolge Jack Harden, un golfista di Houston che aiutò Shepard a costruire il ferro 6 utilizzato sulla Luna. Secondo il figlio di Harden, l’astronauta colpì palline Spalding personalizzate, con il nome di Harden stampato sopra.

Dopo la missione, la Spalding lanciò una campagna pubblicitaria per promuovere una “Moonball commemorativa”, dichiarando che le sue palline furono le prime a essere giocate nello spazio. Tuttavia, Shepard affermò di aver acquistato le palline personalmente, escludendo quindi un possibile omaggio da parte di Harden o di un’azienda.

L’ipotesi Daisy: un indizio nel museo

Un’altra possibile spiegazione emerge dal Rogers Daisy Airgun Museum, in Arkansas, dove è esposta una foto autografata dell’equipaggio dell’Apollo 14 con una dedica di ringraziamento alla Daisy per le palline da golf.

Anche se Daisy era principalmente conosciuta per la produzione di fucili ad aria compressa, all’epoca vendeva palline da golf. Il museo sostiene che Shepard abbia usato proprio palline Daisy, grazie ai legami tra l’azienda e alcuni dirigenti della NASA. Tuttavia, questa ipotesi si basa su un’indicazione scritta e non su prove concrete.

Un mistero che potrebbe non avere mai risposta

Se le due palline di Shepard sono ancora sulla Luna, un giorno potrebbero essere recuperate e analizzate per risolvere il mistero. Tuttavia, le temperature estreme, che variano da 121°C di giorno a -133°C di notte, potrebbero aver deteriorato il materiale, rendendo impossibile l’identificazione del marchio.

Inoltre, l’area di atterraggio dell’Apollo 14, negli altopiani di Fra Mauro, non è tra le destinazioni previste per le future missioni lunari, che si concentreranno sul polo sud, dove esistono depositi di ghiaccio utili alla costruzione di basi permanenti.

Alan Shepard, scomparso nel 1998, non rivelò mai a nessuno la marca delle palline, nemmeno a sua moglie. Il mistero, quindi, potrebbe rimanere irrisolto per sempre, a meno che un giorno non si torni sul sito dell’Apollo 14 per scoprire la verità.

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