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Nino Panagia: un’eccellenza dell’astrofisica tra Italia e Stati Uniti

By Stefano Diaz
Published 1 Febbraio 2025
5 Min Read
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Contents
Dagli studi a Roma al successo negli Stati UnitiIl legame con l’Italia e l’insegnamento all’Università di CataniaUn uomo di scienza e culturaUn’eredità scientifica che resiste al tempoIl ricordo di colleghi e amiciUn maestro indimenticabile

La scomparsa di Nino Panagia lascia un vuoto profondo nel mondo dell’astrofisica. Scienziato brillante e mente eclettica, ha attraversato oltre cinquant’anni di ricerche su supernove, stelle massicce, mezzo interstellare e formazione stellare, lasciando un’eredità scientifica inestimabile. Il suo contributo alla determinazione del tasso di espansione dell’universo gli valse il Premio Gruber in Cosmologia nel 2007, mentre la collaborazione con il team di Saul Perlmutter, premiato con il Nobel per la Fisica nel 2011, ha segnato un punto di svolta nella comprensione dell’accelerazione dell’espansione cosmica.

Dagli studi a Roma al successo negli Stati Uniti

Nato e cresciuto a Roma, Nino Panagia si laureò in fisica presso l’Università di Roma, conseguendo il dottorato nel 1966. Negli anni successivi lavorò presso l’Istituto di astrofisica spaziale di Frascati e l’Istituto di radioastronomia di Bologna, ponendo le basi per una carriera di assoluto rilievo.

Il trasferimento negli Stati Uniti avvenne alla fine degli anni ‘70, quando accettò un incarico alla Cornell University, collaborando con Yervant Terzian. Fu un’esperienza che lo convinse a stabilirsi negli USA, dove avrebbe trascorso gran parte della sua carriera scientifica.

Negli anni ‘80, su invito di Riccardo Giacconi, entrò a far parte del nuovo Space Telescope Science Institute (STScI), l’ente responsabile della gestione scientifica del telescopio spaziale Hubble, all’epoca una delle più grandi scommesse della scienza moderna.

Il legame con l’Italia e l’insegnamento all’Università di Catania

Nonostante la sua affermazione negli Stati Uniti, Nino Panagia mantenne un legame solido con l’Italia. Nel 1986, fu nominato professore ordinario all’Università di Catania, dove insegnò fino al 1995. Continuò poi a collaborare con l’Osservatorio astrofisico di Catania, contribuendo alla formazione di numerosi giovani scienziati.

La sua didattica era caratterizzata da rigore e passione, e molti dei suoi studenti ricordano il modo in cui trasformava le formule teoriche in concetti concreti, rendendo affascinanti anche gli aspetti più complessi dell’astrofisica.

Un uomo di scienza e cultura

Oltre a essere uno studioso di fama internazionale, Panagia era noto per il suo carattere brillante e talvolta polemico. Gli amici e colleghi raccontano aneddoti che rivelano il suo lato più ironico e perfezionista.

La sua celebre frase “se lo fai bene, viene meglio” è diventata un mantra per chi ha lavorato al suo fianco. Il suo spirito critico era leggendario: un collega scherzava dicendo che scegliere tra un’estrazione dentale senza anestesia e avere Nino come referee di un articolo fosse un dilemma serio.

Oltre alla scienza, aveva una grande passione per la cucina e l’arte. Il suo ufficio allo STScI, arredato come un museo vittoriano, rifletteva la sua personalità eclettica. Amava discutere di tutto, dalla fotometria alla storia antica, dalle ricette siciliane alla musica.

Un’eredità scientifica che resiste al tempo

L’impatto di Nino Panagia sull’astrofisica moderna è testimoniato dalla longevità dei suoi studi. Il suo celebre lavoro del 1973, Some Physical Parameters of Early-Type Stars, continua a essere citato ininterrottamente da oltre 50 anni, confermando la rilevanza delle sue ricerche.

La sua identificazione del progenitore della supernova SN 1987A, insieme a Roberto Gilmozzi, è considerata una delle sue scoperte più importanti.

Nel corso della sua carriera, ha pubblicato oltre 300 articoli su riviste peer-reviewed e ha partecipato a numerose conferenze internazionali, lasciando un’impronta indelebile nella comunità scientifica globale.

Il ricordo di colleghi e amici

Molti scienziati che hanno avuto il privilegio di lavorare con Panagia hanno voluto rendergli omaggio, condividendo i loro ricordi. Guido De Marchi, con cui ha scritto oltre 30 articoli, ricorda le loro conversazioni quotidiane su Skype, tra discussioni scientifiche e battute sulla vita.

Claudia Scarlata, una delle sue prime allieve, sottolinea l’impatto che Panagia ha avuto sulla sua formazione, descrivendolo come un mentore esigente ma incredibilmente generoso nel trasmettere conoscenza.

Anche Sandra Savaglio e Piero Rosati ne ricordano la capacità di unire rigore scientifico e umanità, mantenendo sempre curiosità e passione per la ricerca.

Un maestro indimenticabile

Chi ha conosciuto Nino Panagia sa che il suo contributo non si limita ai suoi studi scientifici. È stato un educatore, un innovatore e un visionario, capace di ispirare generazioni di astronomi.

Le sue intuizioni continuano a vivere nei progressi della ricerca, nei successi delle nuove missioni spaziali e nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di condividere con lui un percorso di scoperta e conoscenza.

 

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