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Torri calcaree: rifugio di nuove specie di gechi

By Stefania Romano
Published 9 Gennaio 2025
5 Min Read
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Contents
I paesaggi carsici: culle di evoluzione inattesaLe spedizioni e le scoperte straordinarieAdattamenti unici: i gechi dei paesaggi carsiciUna biodiversità ancora in gran parte inesplorataImportanza della conservazione

I paesaggi carsici del sud-est asiatico, con le loro torri calcaree e grotte nascoste, continuano a rivelare segreti evolutivi straordinari. Recentemente, una spedizione scientifica ha portato alla luce nuove specie di gechi, tra cui un esemplare particolarmente interessante con una coda arancione brillante, soprannominato il geco snello di Khpoh. Questo rettile unico è stato scoperto alla base di una scogliera carsica in Cambogia e sarà descritto dettagliatamente in una pubblicazione scientifica prevista su Zootaxa.

 

I paesaggi carsici: culle di evoluzione inattesa

Tradizionalmente considerati ambienti stabili e rifugi per specie antiche, gli ecosistemi carsici sono oggi riconosciuti come veri e propri centri di speciazione. Questi paesaggi, caratterizzati da grotte isolate, scogliere verticali e doline, non solo conservano specie uniche ma favoriscono anche l’emergere di nuove forme di vita.

 

Negli ultimi anni, sono state identificate circa 200 nuove specie di gechi in queste regioni, un risultato che sfida la precedente idea dei carsici come “musei evolutivi”. Il biologo evoluzionista Lee Grismer della La Sierra University di Riverside, in California, sottolinea come queste formazioni rocciose siano “dinamici centri di biodiversità”.

Le spedizioni e le scoperte straordinarie

Nel 2017, durante una spedizione in Myanmar, Grismer rimase affascinato dalla ricchezza biologica nascosta nei paesaggi carsici. In soli 19 giorni, il suo team identificò ben 12 nuove specie di gechi, evidenziando l’importanza di queste formazioni nel promuovere la diversità biologica. Da allora, Grismer ha esteso le sue esplorazioni ad altre aree del sud-est asiatico, tra cui la Cambogia occidentale, dove all’inizio del 2024 sono state scoperte altre tre specie di gechi dalle dita piegate, oltre al geco snello di Khpoh.

 

Con queste ultime scoperte, il numero di specie di gechi descritte da Grismer e dai suoi colleghi ha superato le 185 unità. Questo dato sottolinea quanto sia straordinaria la biodiversità di queste regioni e quanto ancora ci sia da scoprire.

 

Adattamenti unici: i gechi dei paesaggi carsici

Molti dei gechi scoperti appartengono al genere Cyrtodactylus, uno dei più grandi gruppi di vertebrati al mondo, con quasi 400 specie descritte. Gli adattamenti di questi gechi sono straordinari e includono arti allungati, occhi più grandi e teste piatte, caratteristiche che consentono loro di aggrapparsi alle pareti rocciose verticali. Questi tratti, sviluppatisi in ambienti isolati, evidenziano come i carsici fungano da microcosmi evolutivi.

 

Un esempio emblematico è il geco dalle dita piegate della Grotta di Sanpel, o Cyrtodactylus sanpelensis, scoperto in una grotta del Myanmar. Questo esemplare era nascosto sotto l’acqua che scorreva da una stalattite, un comportamento mai osservato prima. “Ogni formazione carsica sembra essere un mondo a sé stante,” spiega Grismer, paragonando queste strutture a isole in un arcipelago.

 

Una biodiversità ancora in gran parte inesplorata

Nonostante le numerose scoperte, la vera estensione della biodiversità nei paesaggi carsici rimane sconosciuta. Grismer e il suo team hanno esplorato solo circa il 20% delle formazioni calcaree della Cambogia occidentale. Con una nuova spedizione prevista per il 2025, il biologo si aspetta di individuare molte altre specie uniche. “Non mi sorprenderebbe se ci fossero altre 200 specie là fuori,” afferma, sottolineando il potenziale di queste regioni per la ricerca futura.

 

Importanza della conservazione

La straordinaria diversità biologica dei paesaggi carsici del sud-est asiatico sottolinea l’importanza di proteggere questi ecosistemi unici. La crescente attività umana, inclusa l’estrazione di calcare e l’espansione agricola, rappresenta una minaccia per molte di queste specie appena scoperte, che potrebbero scomparire ancor prima di essere descritte ufficialmente. Il lavoro di Grismer e di altri scienziati non è solo una celebrazione della biodiversità, ma anche un richiamo urgente a preservare questi gioielli naturali.

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