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L’opposizione mondiale alle politiche ambientali è iniziata

By Mirko Rossi
Published 18 Dicembre 2023
13 Min Read
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Il cambiamento climatico è ⁢un argomento che, nei ‍paesi in via⁤ di ‍sviluppo, non ‌genera le stesse divisioni⁢ politiche interne che si riscontrano ‌nei paesi ‌ricchi.

Contents
La sfida del cambiamento climaticoLa percezione del ​problemaLe⁣ divisioni politicheLe politiche per il clima e le loro ​sfideIl costo delle politiche ‍verdiLa resistenza al cambiamentoLa politica populista e il‍ cambiamento climaticoLa ⁢retorica populista contro le politiche ‌verdiLa‌ demonizzazione delle auto elettricheIl rifiuto dell’accordo di ParigiIl populismo e il clima⁣ in EuropaLa Svezia e la ribellione al carburanteLa ‍Germania e l’ascesa dell’AfDIl Regno‍ Unito e ⁣la resistenza⁢ alle politiche verdiIl discorso del primo ministro conservatoreLa reazione contro le politiche ambientaliLa sfida dei paesi in via di ⁣sviluppo nel contrasto ai cambiamenti climaticiLe politiche ambientali nei paesi in via⁣ di sviluppoIl caso del​ NigeriaIndia⁤ e IndonesiaLa sicurezza nazionale come stimolo agli investimenti verdiLa dipendenza dalle importazioni energeticheIl ⁢Brasile e la sua complessitàIl sostegno delle politiche verdiL’innovazione come ‍soluzione

 

La sfida del cambiamento climatico

La percezione del ​problema

Il cambiamento climatico⁤ è una ​realtà ‌che sta diventando sempre più ⁣evidente e preoccupante. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un aumento della consapevolezza sui​ pericoli che esso ⁢comporta, come dimostrano i dati raccolti da istituti di ricerca⁤ che evidenziano un crescente⁢ numero di persone che lo considerano una​ minaccia significativa.

 

Le⁣ divisioni politiche

Tuttavia, questa consapevolezza‌ non si traduce necessariamente in un’azione concreta. In molti ⁢paesi ricchi, il cambiamento climatico è‌ diventato un ⁣campo di battaglia⁤ culturale, con divisioni politiche che si riflettono anche nell’accettazione della scienza del clima. I populisti, in particolare, tendono a sfruttare questi ⁢problemi per i‌ propri fini politici,‍ spesso minimizzando o negando la realtà‌ del cambiamento​ climatico.

 

Le politiche per il clima e le loro ​sfide

Il costo delle politiche ‍verdi

Uno degli ostacoli principali all’adozione di politiche pro-clima è ‍il loro costo. Molte ​persone sono riluttanti a sostenere maggiori tasse o a cambiare ⁤il proprio stile di vita per contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico, soprattutto se ⁣ciò comporta disagi o sacrifici personali.

 

La resistenza al cambiamento

Un altro​ fattore che gioca un ruolo ​importante è la resistenza ⁢al cambiamento, ​in particolare tra le ⁢generazioni⁢ più anziane. Molti ‌non sono disposti ad accettare cambiamenti‌ che potrebbero non⁣ vedere beneficiare ⁤direttamente la loro vita, ​preferendo che⁤ il peso delle azioni ‍per ⁢il clima‍ ricada su altri.

In conclusione, mentre il cambiamento climatico è riconosciuto come una minaccia crescente, le divisioni ‌politiche e le sfide economiche e sociali rendono difficile l’adozione di politiche efficaci per contrastarlo.⁣ Sarà necessario trovare un equilibrio tra la necessità di agire per il bene del pianeta e la realtà delle‍ esigenze e delle preoccupazioni delle persone.

 

La politica populista e il‍ cambiamento climatico

Il cambiamento climatico è una⁣ delle sfide più pressanti⁢ del nostro ⁣tempo, ma la‍ politica populista sta rendendo sempre più difficile affrontarlo in modo efficace. I⁢ leader populisti, come l’ex‍ presidente americano ⁢Donald Trump, sfruttano la paura e la rabbia della gente per​ guadagnare consenso,⁣ spesso a scapito delle politiche ambientali ⁣necessarie per combattere il riscaldamento ​globale.

 

La ⁢retorica populista contro le politiche ‌verdi

La‌ demonizzazione delle auto elettriche

Un esempio lampante ‌di come i populisti si oppongano alle politiche ambientali è la loro retorica contro le auto ‌elettriche. Trump, ad esempio, ⁤ha descritto le politiche a favore delle auto elettriche come ⁤una minaccia al modo di vita ⁣americano, suscitando indignazione⁢ e ilarità ⁢tra i ⁤suoi sostenitori. Ha dipinto un quadro di panico e incertezza per gli automobilisti preoccupati di​ non trovare ‍punti di ricarica per ‍i loro veicoli elettrici, sottolineando che non si dovrebbe forzare i consumatori all’acquisto‍ di tali veicoli.

 

Il rifiuto dell’accordo di Parigi

Se ⁣Trump dovesse ⁤essere‌ rieletto nel 2024, ha già annunciato che ritirerebbe nuovamente gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima e⁢ revocarebbe ‌ordini esecutivi su questioni come ​le ⁢emissioni di metano.⁤ Anche se probabilmente non ‍riuscirebbe ad abrogare la legge sul‌ clima‍ di Biden, ‍potrebbe ⁤nominare burocrati che ostacolerebbero‌ la sua attuazione, rallentando così il progresso‌ degli‌ Stati Uniti ​nella ⁤lotta al cambiamento climatico.

 

Il populismo e il clima⁣ in Europa

La Svezia e la ribellione al carburante

In Svezia, nonostante solo il​ 4% della popolazione ritenga che il cambiamento climatico non sia una minaccia,‍ il governo di centro-destra ha ridotto le tasse​ sui combustibili fossili per ottenere‌ il sostegno dei⁣ Democratici Svedesi, un⁣ partito populista con il 20%‍ dei seggi parlamentari. ‌Un gruppo su Facebook chiamato “Ribellione al Carburante” conta 600.000 membri e si oppone alle tasse⁢ elevate ‌sul carburante,‍ sottolineando la necessità ⁤di utilizzare l’auto ‍per le necessità quotidiane in aree rurali con servizi limitati.

 

La ‍Germania e l’ascesa dell’AfD

In Germania, il partito⁣ di estrema destra Alternativa​ per la Germania⁢ (AfD) ha guadagnato ​consensi criticando‍ le⁤ politiche energetiche ⁣della coalizione al governo, che⁣ include il Partito Verde. L’AfD​ sostiene che tali politiche ⁢impoveriranno il paese e, nonostante sia ostracizzato dai ​partiti principali, le⁣ sue idee vengono riprese dal centro-destra. Anche i ⁢Verdi hanno danneggiato la propria ‍causa ​con un piano per rendere quasi obbligatorio il riscaldamento domestico ecologico prima​ che ci fossero abbastanza installatori qualificati​ per⁤ montare le pompe di calore.

 

Il Regno‍ Unito e ⁣la resistenza⁢ alle politiche verdi

Il discorso del primo ministro conservatore

Nel Regno Unito, il primo ministro conservatore ha adottato i ⁢principali temi⁣ populisti,⁢ sottolineando ⁤la⁢ necessità di ridurre le emissioni ma criticando⁣ il‌ modo in cui gli obiettivi climatici del paese sono stati stabiliti “senza un significativo dibattito democratico”. Ha anche lamentato i costi⁣ inaccettabili delle politiche verdi, citando cifre specifiche e spaventose per ‍le famiglie.

 

La reazione contro le politiche ambientali

Alcuni studiosi sostengono che le reazioni contro le ⁤politiche⁣ verdi a ‌volte si verificano quando gli ambientalisti esagerano, ad esempio, attuando politiche così coercitive che molte persone le ritengono illegittime.⁤ Questo è accaduto ⁤nei Paesi Bassi, dove un‌ nuovo​ partito populista, il BoerBurgerBeweging‌ (Movimento Agricoltore-Cittadino), ha guadagnato popolarità quando​ il‌ governo ha iniziato a penalizzare le fattorie ⁤che emettevano troppo azoto,⁢ provocando‍ proteste ‍e⁤ indignazione.

In conclusione, mentre nei paesi⁤ in via di sviluppo il cambiamento climatico è meno divisivo nella politica ⁣interna rispetto ai paesi ricchi, l’aumento del costo della ‍vita e la resistenza alle politiche che potrebbero ⁣influenzare i bilanci familiari rendono difficile ridurre‍ i sussidi ​ai combustibili fossili. La politica populista, quindi, rappresenta un ostacolo ‌significativo nella lotta al cambiamento climatico, ⁤minando⁤ la fiducia degli investitori e rallentando il progresso verso un futuro più sostenibile.

 

La sfida dei paesi in via di ⁣sviluppo nel contrasto ai cambiamenti climatici

Il contrasto ai cambiamenti climatici è⁢ una ⁢sfida⁤ globale che richiede l’impegno di tutti i paesi, ma‌ i paesi in via di sviluppo ⁢si trovano di fronte a difficoltà particolari. Mentre cercano ‌di crescere economicamente e migliorare il benessere dei ⁣propri cittadini, devono anche ​affrontare ‍le conseguenze del riscaldamento globale e⁢ trovare il ‍modo di⁤ ridurre le proprie emissioni ⁢di gas serra.

 

Le politiche ambientali nei paesi in via⁣ di sviluppo

Il caso del​ Nigeria

In Nigeria, il nuovo ‍presidente Bola Tinubu ‍ha ​deciso ⁢di⁢ eliminare i sussidi al carburante non per motivi ambientali, ma perché la ‌vendita di benzina a prezzi inferiori a quelli ⁢di mercato stava portando al fallimento del tesoro statale. Nel 2022, questi⁣ sussidi sono costati⁣ 10 miliardi di dollari, lasciando la compagnia petrolifera statale senza fondi per il governo federale.⁤ L’abolizione del sussidio ha liberato miliardi di dollari per i ⁢servizi pubblici, con l’effetto collaterale positivo di ridurre le emissioni. Tuttavia, c’è pressione per reintrodurlo, soprattutto con l’aumento dei prezzi ‍del petrolio.

 

India⁤ e Indonesia

Paesi ⁣come India e Indonesia stanno aumentando il consumo di combustibili fossili pur cercando di presentarsi come potenze ​verdi. Il⁣ governo indiano ha in programma di ​triplicare la capacità ⁣di generazione di energia rinnovabile⁢ entro la ‌fine del decennio e ha dichiarato una moratoria sulle nuove centrali a‌ carbone, puntando a ​diventare un grande produttore ‍di ​idrogeno verde. Queste sono buone⁢ notizie, ma sembrano essere guidate tanto⁣ dalla preoccupazione per la sicurezza energetica quanto ‌dal cambiamento climatico. Nonostante la moratoria sulle nuove centrali a carbone, la produzione di carbone indiana è‍ cresciuta del 14,8% lo scorso⁢ anno.

 

La sicurezza nazionale come stimolo agli investimenti verdi

La dipendenza dalle importazioni energetiche

Gli argomenti legati alla ⁤sicurezza nazionale⁣ possono essere‍ uno stimolo agli investimenti verdi. La costruzione⁢ di parchi⁢ eolici può ridurre la dipendenza dalle importazioni energetiche, un punto che molti politici sottolineano. Tuttavia, se tali argomenti spingono anche⁤ i governi a erigere barriere agli input stranieri, ciò renderà la transizione energetica più costosa.

 

Il ⁢Brasile e la sua complessità

Il​ Brasile è⁣ probabilmente il grande paese a reddito‍ medio che ha fatto ‍più progressi nell’ultimo anno dal ⁤punto di vista ambientale. ‌Sotto il presidente Luiz Inácio⁤ Lula da Silva, la deforestazione in Amazzonia nei primi otto mesi dell’anno⁢ è diminuita del ⁣48% rispetto ⁣allo stesso periodo del 2022. Tuttavia, Lula sostiene anche l’aumento della produzione di petrolio da parte⁤ di⁣ Petrobras e i suoi piani verdi hanno incontrato resistenza. Nel Congresso, 347 dei 594 legislatori appartengono al caucus dell’agro-business, preoccupati che ‍le politiche verdi possano bloccare lo​ sviluppo. Il⁢ Congresso ha⁣ limitato i ⁣poteri del ministero dell’ambiente.

 

Il sostegno delle politiche verdi

Nella maggior parte dei ‌paesi ⁤in via di sviluppo, gli obiettivi di emissioni nette zero sono lontani​ nel futuro e ⁤gli elettori non sono⁢ ancora ⁢stati chiamati a fare ‍grandi sacrifici​ per ‍raggiungerli. ‍Tuttavia,⁤ i ​danni causati dai cambiamenti climatici ⁤stessi sono una preoccupazione maggiore. In India, ad ⁤esempio, il 74% delle persone ‌afferma di‌ aver ⁣sperimentato gli effetti del riscaldamento ​globale, un aumento rispetto⁢ al 50% del 2011. Questo trauma si traduce in⁢ un maggiore sostegno per ‌le politiche⁢ verdi: il 55% ‍degli ​indiani afferma che l’India dovrebbe ridurre immediatamente le ‍proprie emissioni senza aspettare che altri paesi agiscano, rispetto al 36% del ⁢2011.

 

L’innovazione come ‍soluzione

A livello globale, l’innovazione alla fine attenuerà le ​lamentele che alimentano gran parte della reazione contro il clima. “Il pulito è già più economico del sporco in molte parti dell’economia, e queste parti diventeranno sempre più grandi”, afferma ⁣Nicholas Stern della London School ⁤of Economics. Tuttavia,‌ è fondamentale la⁤ velocità con cui ‌ciò avviene. Molte tecnologie ‌verdi richiedono ‍ingenti investimenti iniziali, che sono più difficili quando i tassi di interesse sono alti. ‍Questo colpisce in particolare ‌il mondo povero. “Guardate l’Africa. Se paghi il 15% di interessi, il vento e ‍il‍ solare non ⁢sono più economici dei combustibili fossili per generare elettricità, ‍anche ​se lo⁢ sono al⁢ 7% o all’8%”, ⁤dice il professor Stern. Suggerisce di potenziare​ i prestatori multilaterali per attirare altre fonti di ​finanziamento. “La cosa più irrealistica e pericolosa di tutte sarebbe andare⁣ piano”, conclude.

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