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Scoperta archeologica nel Mediterraneo: reliquie misteriose emergono dal fondale marino

By Luigi Belli
Published 14 Dicembre 2023
4 Min Read
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Contents
La Scoperta e il ContestoIl Ritrovamento Vicino a CapriIl Recupero dei ManufattiIl Significato della ScopertaL’Oggetto in OssidianaLa Ricerca del Relitto

Recentemente, al largo della costa italiana, sono stati rinvenuti antichi manufatti scolpiti in vetro vulcanico, che potrebbero condurre a scoperte rivoluzionarie riguardanti il periodo Neolitico. Questi reperti, trovati nelle vicinanze della Grotta Bianca di Capri, potrebbero essere il risultato di un naufragio avvenuto tra gli 8.000 e i 5.000 anni fa.

La Scoperta e il Contesto

Il Ritrovamento Vicino a Capri

La scoperta è stata fatta vicino alla Grotta Bianca di Capri, un’isola incantevole nel Golfo di Napoli, famosa per le sue ville di lusso, i limoneti e le boutique raffinate. Questa caverna si trova non lontano dalla Grotta Azzurra, una grotta nota per le sue acque di un blu sorprendente, grazie alla luce del sole che penetra attraverso un’apertura subacquea nascosta.

Il Recupero dei Manufatti

Il Dipartimento di Polizia di Napoli e gli archeologi marini hanno collaborato per recuperare gli oggetti a fine novembre 2023, scoprendo che i reperti si estendono su un’area del fondale marino molto più ampia di quanto inizialmente pensato.

Il Significato della Scoperta

L’Oggetto in Ossidiana

Uno dei ritrovamenti più significativi è stato un oggetto in ossidiana, un vetro vulcanico nero lucido formatosi dal raffreddamento rapido della lava. Con un peso di 8 chilogrammi e dimensioni di circa 28 x 20 x 15 centimetri, presenta segni di taglio e incisioni che forniscono solide prove di una lavorazione umana. Tuttavia, la funzione esatta dell’oggetto rimane un mistero.

La Ricerca del Relitto

Si ritiene che l’oggetto fosse trasportato come carico da una nave dell’era Neolitica. Gli studiosi sperano di poter scoprire il relitto di questa antica imbarcazione, anche se non vi è certezza che i resti esistano ancora. “È necessario effettuare un’ampia indagine strumentale del fondale marino per verificare la possibile presenza dello scafo o di altro materiale del carico”, ha dichiarato Mariano Nuzzo, sovrintendente dell’archeologia, delle belle arti e del paesaggio per l’area metropolitana di Napoli.

Se i ricercatori riuscissero a localizzare i resti di una nave Neolitica in queste acque, gli esperti affermano che sarebbe una scoperta “sconvolgente”. “I resti di uno scafo Neolitico nelle acque del Mediterraneo non sono mai stati trovati fino ad oggi. Ci sono casi di barche Neolitiche trovate nel continente europeo o in acque dolci, laghi e fiumi. Ma il Mediterraneo ha una temperatura e una salinità gradevoli per il mollusco mangiatore di legno, Teredo navalis. Così, le navi di legno di tutte le epoche, quando affondano nel Mediterraneo, sono preda di questi molluschi”, ha detto Sandro Barucci, un ricercatore che ha scritto libri sulla navigazione antica.

L’ossidiana, a causa delle sue proprietà dure e fragili, veniva spesso utilizzata per creare strumenti con bordi affilati, come coltelli, asce e punte di freccia. Era ampiamente scambiata in tutto il Mediterraneo e il Vicino Oriente durante il periodo Neolitico.

Sebbene la scoperta di ossidiana di questo periodo sia piuttosto notevole, non è troppo sorprendente che il vetro vulcanico sia stato trovato lungo la costa mediterranea. Il Monte Vesuvio, che domina il Golfo di Napoli, è una zona altamente vulcanica dell’Europa che non è estranea a eruzioni devastanti.

La sua eruzione più famosa è avvenuta nel 79 d.C., quando il Vesuvio ha emesso una raffica di cenere calda e rocce vulcaniche sulla città di Pompei e Ercolano, uccidendo migliaia di Romani in modo particolarmente spiacevole.

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