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La Zona Crepuscolare della Luce: Il Misterioso Oscuramento delle Immagini a Raggi X

By Mirko Rossi
Published 11 Dicembre 2023
4 Min Read
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Una collaborazione internazionale ‍di ⁢ricerca ha portato alla luce un fenomeno sorprendente: l’uso di ​impulsi laser ⁢a raggi ⁣X ‍ad alta ⁢intensità ​causa un indebolimento delle immagini di ‍diffrazione dei cristalli di⁤ silicio‌ a causa di‍ danni elettronici‌ rapidi. Questa ⁢scoperta apre nuove possibilità per la⁣ produzione di‌ impulsi ⁤laser più brevi e per⁣ un’analisi più accurata della struttura atomica.

Contents
La sorprendente osservazione nella diffrazione dei raggi XIl paradosso della luminositàLa ricerca internazionaleIl ruolo‌ dei laser ‍a ⁢elettroni liberi (XFEL) nell’analisi ‌della⁢ materiaLa tecnica della diffrazione a raggi XSpiegare l’effetto⁣ di indebolimento inaspettatoDanni elettronici e loro effettiPotenziali applicazioni e progressi

 

La sorprendente osservazione nella diffrazione dei raggi X

Il paradosso della luminosità

Contrariamente⁣ a quanto ⁢ci ‍si ‍potrebbe​ aspettare,‌ l’illuminazione⁢ di cristalli di silicio ​con impulsi laser ultra-rapidi‍ di luce‍ a raggi‍ X non sempre comporta ⁢immagini di ⁢diffrazione più ‍luminose. Inizialmente, l’intensità maggiore del fascio‍ sembra produrre immagini più chiare, ma superato un certo valore critico, ‍queste ⁤iniziano a indebolirsi in modo inaspettato.

 

La ricerca internazionale

Il fenomeno è stato ‍spiegato grazie agli sforzi congiunti di fisici sperimentali e teorici provenienti⁤ da istituzioni di ricerca giapponesi, polacche e tedesche, tra cui il RIKEN SPring-8‌ Centre in Hyogo, l’Istituto di Fisica Nucleare dell’Accademia⁤ Polacca delle⁢ Scienze (IFJ PAN) a Cracovia⁢ e il Center ​for ​Free-Electron Laser Science (CFEL) presso il laboratorio DESY di Amburgo.

 

Il ruolo‌ dei laser ‍a ⁢elettroni liberi (XFEL) nell’analisi ‌della⁢ materia

La tecnica della diffrazione a raggi X

I ‍laser ⁣a elettroni liberi a⁤ raggi X (XFEL)⁢ generano ⁢impulsi a raggi X molto potenti della durata di femtosecondi, ovvero milionesimi ‌di miliardesimo di secondo. ​Queste macchine,‍ attualmente operative in poche località nel mondo, vengono⁣ utilizzate, tra l’altro, per analizzare la struttura della materia‍ mediante la diffrazione a raggi​ X. Con questa tecnica, un⁤ campione viene illuminato da un impulso a raggi X e la radiazione diffusa ⁤viene registrata per ricostruire la struttura cristallina originale del⁢ materiale esaminato.

 

Spiegare l’effetto⁣ di indebolimento inaspettato

La ricerca‌ teorica e ⁤le simulazioni al computer hanno fornito una spiegazione al fenomeno⁤ osservato. Quando un’ondata di fotoni ad alta energia‌ colpisce⁣ un materiale, si verifica un massiccio distacco di elettroni da vari gusci⁣ atomici, risultando in ⁢una⁤ rapida ionizzazione degli atomi nel materiale. Si è scoperto che la presenza di buchi​ nei gusci atomici profondi⁣ riduce fortemente i fattori di scattering atomico, determinando l’intensità del segnale di diffrazione ⁣osservato.

 

Danni elettronici e loro effetti

La ricerca dimostra che prima di qualsiasi danno strutturale al materiale e ⁢prima che il campione⁢ si disintegri, si verifica prima un‍ rapido danno elettronico. Di conseguenza, la parte finale ⁣dell’impulso praticamente non ionizza più il materiale, poiché ulteriori eccitazioni di⁣ elettroni ⁤da parte dei fotoni‍ a raggi X non sono più energeticamente possibili.

 

Potenziali applicazioni e progressi

Sebbene l’effetto osservato possa sembrare sfavorevole, esso può essere sfruttato vantaggiosamente. L’osservazione che atomi diversi rispondono in⁣ modo diverso ⁢agli impulsi a raggi ⁤X ultra-rapidi può‌ aiutare a ricostruire ​con maggiore precisione strutture atomiche complesse tridimensionali dalle immagini di diffrazione registrate. Un altro ambito di⁢ potenziale applicazione riguarda la​ produzione di​ impulsi ‍laser con durate di impulso estremamente ‌brevi. Se ⁣il successo di queste ricerche sarà⁢ confermato, potrebbe stimolare un⁤ altro passo avanti nell’imaging del‍ mondo quantistico.

 

 

La ricerca ​qui presentata è stata co-finanziata dall’Istituto ⁤di Fisica⁢ Nucleare⁤ dell’Accademia​ Polacca delle Scienze.

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