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Finalmente sappiamo quanta radiazione sperimenteranno i prossimi astronauti di Artemis intorno alla luna

By Valeria Mariani
Published 18 Settembre 2024
5 Min Read
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Finalmente sappiamo quanta radiazione sperimenteranno i prossimi astronauti di Artemis intorno alla luna

Finalmente sappiamo quanta radiazione sperimenteranno i prossimi astronauti di Artemis intorno alla luna

La ​radiazione nello spazio ⁣ è un problema significativo per le missioni spaziali, in particolare⁣ per quelle che prevedono il ritorno dell’uomo sulla⁣ Luna. La missione ⁢Artemis I ha fornito dati cruciali per comprendere meglio l’esposizione alla radiazione che gli astronauti potrebbero affrontare durante i futuri ‌viaggi lunari. Due manichini, Helga e Zohar, sono stati inviati a bordo della missione per misurare la quantità di radiazione a cui saranno ‌esposti i futuri astronauti.

La protezione degli astronauti ⁢dalla radiazione

Il ruolo della navicella Orion

La navicella Orion, progettata per trasportare gli astronauti dalla Terra all’orbita lunare, ha dimostrato di essere ben equipaggiata per proteggere l’equipaggio dalla radiazione. Gli strumenti per ⁣misurare la radiazione, noti ⁢come dosimetri, sono stati posizionati ‍in ⁤vari punti della navicella e sui manichini. I dati raccolti hanno rivelato che l’esposizione alla radiazione varia notevolmente a seconda della posizione all’interno di Orion. Le ‌aree meglio schermate hanno ricevuto una quantità di radiazione quattro volte inferiore rispetto alle zone meno protette. Questo​ suggerisce che, in ‌caso di un evento⁣ solare significativo, la dose di radiazione all’interno del “rifugio anti-tempesta” non causerebbe avvelenamento ⁤da radiazione.

Il ​contributo dei manichini Helga e Zohar

Helga e Zohar, i manichini utilizzati per raccogliere ⁤dati sulla radiazione, erano equipaggiati con‍ dosimetri. ‍Tuttavia, Zohar indossava un giubbotto protettivo, permettendo così di stimare la differenza nella dose di ‍radiazione tra un astronauta protetto e uno non protetto. I dati suggeriscono che durante una missione, gli astronauti sperimenteranno circa 30 millisievert di radiazione, che rappresenta circa‌ il 60% della dose massima consentita per‌ un lavoratore statunitense esposto a radiazioni.

Implicazioni per le future missioni Artemis

Riduzione dell’esposizione alla radiazione

Circa un sesto della radiazione totale misurata​ è dovuta alle Fasce di Van Allen, le bande di radiazione che circondano il pianeta. La missione Artemis I ha dimostrato che è possibile ridurre l’esposizione alla radiazione del 50% orientando la navicella di 90 gradi durante il passaggio attraverso⁤ la fascia interna. Questi dati saranno fondamentali per la pianificazione delle future missioni Artemis, permettendo di ottimizzare le rotte e le procedure per minimizzare l’esposizione alla radiazione.

Importanza dei dati ‌raccolti

“La missione Artemis I rappresenta un ‍passo cruciale per avanzare nella comprensione ‌di come la radiazione spaziale impatti la sicurezza delle future missioni con equipaggio sulla Luna. Con i monitor di radiazione posizionati in tutta la capsula Orion, ⁢stiamo ottenendo preziose informazioni su come la radiazione spaziale interagisce con ⁤la schermatura della navicella, i tipi di ⁤radiazione⁣ che penetrano​ per raggiungere il corpo umano e quali aree all’interno di Orion offrono la maggiore protezione. Questa conoscenza ​è inestimabile, poiché ci permetterà di stimare accuratamente l’esposizione⁤ alla ‍radiazione per gli astronauti dell’ESA prima che⁢ intraprendano viaggi nello spazio profondo, garantendo la loro sicurezza nelle missioni verso la Luna e ⁣oltre,”‍ ha​ dichiarato Sergi Vaquer ‌Araujo, capo del team di medicina spaziale.

Prospettive future

Artemis II e‍ oltre

La missione Artemis II è prevista per settembre 2025 e durerà un massimo di 21 ‌giorni. L’equipaggio sarà composto da Reid ​Wiseman, Victor​ Glover, la recordista Christina Koch e l’astronauta⁤ canadese Jeremy Hansen. Questa missione rappresenterà un ulteriore passo avanti‍ nella comprensione e nella gestione dell’esposizione alla radiazione nello spazio profondo.

Contributi alla ricerca scientifica

I dati raccolti dalla missione Artemis I rappresentano ⁢la collezione più coerente ⁤di dati sulla radiazione attorno all’orbita lunare e nello‍ spazio profondo vicino alla Terra. Le osservazioni delle ‌missioni Apollo e le misurazioni effettuate dalla Terra hanno i loro limiti, e a parte la missione Polaris Dawn della scorsa settimana, tutte le esplorazioni umane dello spazio negli ultimi 50 anni sono rimaste ⁣molto vicine al pianeta. La pubblicazione ⁢di questi dati sulla rivista Nature segna un importante contributo alla ricerca scientifica e alla sicurezza delle future missioni spaziali.

La⁣ missione‍ Artemis I ha fornito dati preziosi che aiuteranno a garantire la sicurezza⁢ degli astronauti nelle future missioni lunari. La navicella Orion ha dimostrato ‍di ​essere ben progettata per proteggere l’equipaggio dalla radiazione, e le ‌informazioni raccolte ⁣dai manichini‌ Helga ‌ e Zohar saranno fondamentali per la pianificazione delle future missioni Artemis. Con l’avvicinarsi della missione Artemis ⁣II,‌ la⁢ comprensione dell’esposizione alla radiazione nello spazio profondo continua a migliorare, aprendo la strada a un ritorno sicuro dell’uomo sulla Luna.

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