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Verso la luna e oltre con lo scudo chiamato Orion

By Stefano Diaz
Published 19 Settembre 2024
6 Min Read
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Verso la luna e oltre con lo scudo chiamato Orion

Verso la luna e oltre con lo scudo chiamato Orion

Man mano che l’umanità si avventura sempre più lontano nello spazio, le missioni spaziali diventano progressivamente più lunghe e complesse. Una delle sfide principali che gli astronauti dovranno affrontare‍ è l’esposizione ‌prolungata alle radiazioni spaziali. A differenza della Terra, che⁤ è protetta dal‌ suo ⁢campo magnetico e dall’atmosfera, lo spazio interplanetario⁣ è⁢ un ambiente altamente radioattivo. Questa esposizione rappresenta un rischio significativo per la salute ‌degli equipaggi impegnati in missioni a lungo ‍termine, come ​quelle previste sulla Luna e su Marte. Per ‍mitigare ‌questi rischi ‍e garantire la sicurezza degli astronauti, è essenziale comprendere quali tipi di protezione ‍possano offrire i futuri veicoli spaziali e i dispositivi di⁤ protezione individuale. Per fare ciò, è necessario quantificare il livello di radiazioni durante l’intero volo.

La missione Artemis I e la raccolta di dati sulle radiazioni

Obiettivi della missione Artemis⁢ I

Uno degli⁤ obiettivi​ principali di ⁣ Artemis I, ‌la prima missione senza equipaggio del ‍programma Artemis della NASA,⁤ era ‍misurare l’esposizione alle ⁢radiazioni all’interno⁣ della capsula Orion. ‌Questo⁣ esperimento ha permesso per la prima volta la ​raccolta di dati continui⁤ durante un viaggio Terra-Luna. Le agenzie spaziali DLR, ESA e NASA hanno recentemente pubblicato i primi risultati⁤ di questi esperimenti sulla rivista Nature.

Strumenti e metodi di misurazione

La missione‌ Artemis⁢ I è⁢ partita dal Kennedy Space Center il 16 novembre 2022 a bordo del razzo SLS ​ e ha​ fatto ritorno sulla Terra ‌l’11 dicembre 2022, dopo aver percorso oltre 2,25 ⁤milioni di chilometri e aver effettuato due sorvoli della Luna. La capsula Orion, ⁤il ⁣veicolo spaziale scelto dalla NASA per trasportare gli ⁤astronauti nell’orbita lunare, era equipaggiata con una serie di strumenti per raccogliere dati ⁤sulle radiazioni. Tra ⁢questi, ⁤l’Hybrid Electronic Radiation Assessor ⁣(HERA) della NASA, un⁤ rilevatore di particelle cariche, e gli active dosimeters, sensori in grado⁢ di registrare un’ampia gamma di energie⁤ della radiazione ionizzante.

Risultati delle misurazioni e ⁤implicazioni per le future missioni

Analisi dei dati raccolti

I dati raccolti durante la missione Artemis I hanno rivelato che l’esposizione​ alle radiazioni all’interno della ⁤capsula Orion variava significativamente a seconda della posizione del rilevatore. Le ⁣aree più schermate della‍ navicella offrivano una protezione dalle particelle energetiche delle fasce di Van ⁢Allen quattro volte ⁣maggiore rispetto a quelle meno schermate. Questo ⁢risultato convalida ​il progetto ⁤di shielding della navicella. ⁣Inoltre, le ​misurazioni hanno mostrato che nell’area più schermata della capsula, ⁤le radiazioni sono rimaste sotto i ‌150 millisievert, ​un livello⁣ di sicurezza tale⁢ da prevenire malattie acute da radiazioni.

Confronto tra i manichini Helga e Zohar

Un altro aspetto interessante della ⁣missione Artemis I è stato‌ l’uso di‍ tre manichini inanimati: Moonikin Campos, che occupava il‌ posto⁤ del comandante,⁣ e due mezzi busti chiamati Helga e Zohar. ​ Zohar indossava un giubbotto di protezione‌ dalle radiazioni chiamato AstroRad, ​mentre⁢ Helga no. Entrambi i ‍manichini erano dotati‍ di rilevatori⁣ di‍ radiazioni sulla loro superficie esterna‌ e ​all’interno ⁢degli organi “finti”. Confrontando i ‌dati⁤ raccolti ⁢dai due manichini, gli scienziati potranno determinare l’efficacia del giubbotto AstroRad nel ‌proteggere un astronauta dall’esposizione a radiazioni‍ nocive.

Implicazioni ‍per la sicurezza delle​ future missioni spaziali

Progettazione di⁢ missioni future

I risultati delle misurazioni delle radiazioni durante la ‌missione Artemis I forniscono informazioni​ preziose per la progettazione di future missioni⁤ spaziali. Ad esempio, una virata di 90 gradi ⁢durante ⁤il flyby di Orion della fascia⁣ di Van Allen interna ha​ ridotto l’esposizione alle radiazioni⁣ del‌ 50%. Queste informazioni saranno cruciali per ottimizzare le traiettorie⁣ di volo e le strategie di protezione per ⁤le future missioni con equipaggio.

Conferma dell’idoneità della capsula Orion

Alla luce dei risultati ottenuti, gli scienziati ‌concludono che ‌è improbabile che l’esposizione alle radiazioni​ nelle future missioni Artemis ⁤ superi i ‍limiti stabiliti dalla NASA per gli astronauti. Questo ⁢conferma⁣ l’idoneità della ⁣capsula⁣ Orion per missioni con equipaggio. La‌ missione Artemis I rappresenta quindi una tappa fondamentale per la comprensione dell’impatto delle radiazioni spaziali sulla sicurezza delle future missioni con⁢ equipaggio sulla‌ Luna.

Prospettive future e ulteriori ricerche

Analisi continua dei dati

Il team​ congiunto ‍di scienziati di ESA, NASA e DLR continuerà ad analizzare la ⁣grande quantità di⁣ dati raccolti⁤ durante i ‍25 giorni di volo di Artemis I. Questo lavoro sarà fondamentale per migliorare ulteriormente le misure di protezione contro le radiazioni ⁣per le future ⁤missioni spaziali.

Importanza delle conoscenze acquisite

Le conoscenze acquisite grazie ai rilevatori di radiazioni posizionati in⁤ tutta la capsula⁣ Orion sono preziose. Questi dati permetteranno di stimare con precisione l’esposizione alle radiazioni degli astronauti dell’ESA ⁢prima del loro viaggio nello spazio​ profondo, garantendo la loro sicurezza nelle missioni verso la Luna e oltre. Come sottolinea⁣ Sergi Vaquer Araujo,‍ responsabile⁣ del team di medicina spaziale⁤ presso ⁤l’Agenzia Spaziale ⁣Europea, queste informazioni sono cruciali per la pianificazione e l’esecuzione⁤ di missioni spaziali ‌sicure ​ed efficaci. La missione Artemis I ha fornito dati⁤ fondamentali per​ comprendere ​l’esposizione alle radiazioni nello spazio e per sviluppare ​misure di protezione efficaci per gli​ astronauti. Questi risultati rappresentano un passo importante verso la realizzazione ​di missioni spaziali a lungo termine sicure e di successo.

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