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Finalmente sappiamo perché alcune persone con schizofrenia sentono le voci

By Sabrina Verdi
Published 3 Ottobre 2024
4 Min Read
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Finalmente sappiamo perché alcune persone con schizofrenia sentono le voci

La​ scoperta del motivo per cui alcune persone con schizofrenia sentono voci rappresenta un cambiamento di paradigma per i disturbi mentali. I ricercatori affermano che questi risultati potrebbero portare a trattamenti più mirati per‍ le allucinazioni uditive.

Un nuovo approccio ‌alla comprensione delle allucinazioni uditive

Il ruolo del sistema motorio nel fenomeno delle voci

Le persone affette da schizofrenia che percepiscono voci nella ⁢loro testa potrebbero essere ‍vittime di segnali​ “rumorosi” prodotti dal sistema motorio del cervello. Questa scoperta, sebbene controintuitiva, potrebbe ⁢rivoluzionare il modo in cui⁣ gli scienziati affrontano il⁣ trattamento delle allucinazioni uditive,⁣ suggerendo che il bersaglio potrebbe⁢ trovarsi al di fuori del sistema ⁤uditivo stesso. Non tutti i pazienti con schizofrenia sperimentano queste allucinazioni, ma alcuni lottano per ⁤distinguere tra i⁢ propri pensieri e le voci esterne, portandoli a credere che alcune delle loro narrazioni mentali siano pronunciate ‍da un individuo invisibile. Ricerche precedenti hanno suggerito che parte del problema potrebbe essere legata ⁣a un tipo di segnale‌ cerebrale noto come scarica corollaria ⁢(CD), ⁣che di solito sopprime‌ il suono della voce di​ una‌ persona quando parla, ma che spesso è “rotto” nei pazienti‌ schizofrenici.

La teoria della scarica corollaria e i suoi limiti

Tuttavia, gli autori di un nuovo studio sottolineano che una CD malfunzionante è improbabile che spieghi l’intera storia, poiché l’assenza di inibizione non spiega l’apparizione di‌ sintomi allucinatori positivi. Hanno quindi ipotizzato che il fenomeno sia mediato da un altro tipo di⁤ segnale chiamato copia efferente (EC).

La scoperta‌ della copia efferente

Il funzionamento della copia efferente

Spiegando la funzione⁤ della EC, il dottor Xing Tian, ⁢autore dello ⁢studio, ha dichiarato che “quando vuoi parlare, il tuo sistema motorio genererà un segnale molto preciso che indica ciò che vuole dire.” Tipicamente, questo segnale è accuratamente indirizzato ⁢ai neuroni all’interno del sistema uditivo che riflettono i suoni esatti che una persona intende produrre. ⁤Tuttavia, Tian ‍afferma che ⁣alcuni individui con schizofrenia ⁣ potrebbero avere una EC “rumorosa”, dando origine⁣ a allucinazioni ‍uditive. ​“‘Rumorosa’ significa che in quei pazienti, quei segnali non sono indirizzati all’output uditivo. ⁤Non sono precisi,” dice.

La verifica dell’ipotesi

Per testare la loro ipotesi,⁣ gli autori dello studio hanno utilizzato l’elettroencefalografia (EEG)⁤ per​ monitorare‌ l’attività cerebrale di 40 pazienti schizofrenici, metà dei quali “sentono voci” mentre l’altra metà no. I risultati hanno indicato che le risposte uditive non erano inibite in nessuno dei due gruppi durante la preparazione a parlare, confermando che tutti i partecipanti avevano una CD “rotta”. Tuttavia, ‍la‍ EC è risultata⁤ essere correttamente⁤ mappata sulle rappresentazioni neurali appropriate per ogni ​sillaba ‌pronunciata nei ‌partecipanti che non avevano​ allucinazioni uditive. Al contrario, coloro che hanno riportato di sentire suoni illusori mostravano una EC ⁤rumorosa, che attivava risposte neurali ⁢a suoni diversi da quelli pronunciati, confermando così l’ipotesi⁤ dei ricercatori.

Implicazioni per il‌ trattamento⁤ delle allucinazioni uditive

Riconsiderare il bersaglio del trattamento

“Anche se sono chiamate allucinazioni uditive, la causa ‍non ⁤è tutta nel sistema uditivo,” afferma Tian. “Forse la causa è nelle connessioni di rete dal motorio all’uditivo. Se abbiamo ragione, allora il trattamento non dovrebbe sempre mirare​ al ⁢sistema uditivo,”‍ aggiunge.

Un cambiamento di⁤ paradigma nella ricerca

Inoltre, mentre la ricerca sulle allucinazioni uditive si è generalmente concentrata su meccanismi neuro-strutturali come i deficit morfologici, Tian afferma che il suo team ha “riportato la ‌cognizione nella malattia mentale” identificando la causa nei processi motorio-sensoriali. “Questo significa che abbiamo un cambiamento di paradigma,” dice. Lo studio è stato⁤ pubblicato sulla rivista PLOS Biology.

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