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La memoria e l’immaginazione visiva

By Mirko Rossi
Published 29 Marzo 2024
3 Min Read
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L’afantasia è una condizione che impedisce alle persone di creare immagini mentali e, secondo recenti studi, influisce sulla capacità di ricordare esperienze personali. Ricercatori dell’Università di Bonn, in collaborazione con il Centro Tedesco per le Malattie Neurodegenerative, hanno scoperto che l’afantasia altera l’attività cerebrale nell’ippocampo e nel lobo occipitale, due regioni cruciali per la memoria autobiografica. Questa scoperta potrebbe aprire nuove strade per il miglioramento della memoria in pazienti affetti da disturbi della memoria.

 

L’afantasia è una condizione caratterizzata dalla mancanza o dalla debolezza dell’immaginazione visiva. Gli studi neuroscientifici precedenti hanno dimostrato che l’ippocampo, che funge da buffer del cervello durante la formazione della memoria, supporta sia la memoria autobiografica che l’immaginazione visiva. Tuttavia, la relazione tra queste due funzioni cognitive non era ancora stata chiarita. Il team di ricerca di Bonn, guidato dalla dottoressa Cornelia McCormick, ha indagato su come l’afantasia influenzi la memoria a lungo termine.

 

Lo studio ha coinvolto 14 persone con afantasia e 16 soggetti di controllo. Inizialmente, è stata determinata l’estensione dell’afantasia e la rispettiva memoria autobiografica attraverso questionari e interviste. I risultati hanno mostrato che le persone con afantasia hanno maggiori difficoltà nel richiamare i ricordi. Non solo riportano meno dettagli, ma le loro narrazioni sono meno vivide e la loro fiducia nella propria memoria è ridotta. Questo suggerisce che la capacità di ricordare la propria biografia personale è strettamente legata alla nostra immaginazione.

Durante lo studio, i partecipanti hanno richiamato eventi autobiografici mentre venivano registrate immagini del loro cervello tramite risonanza magnetica funzionale (fMRI). I risultati hanno mostrato che l’ippocampo, che svolge un ruolo importante nel richiamare ricordi autobiografici vividi e dettagliati, è meno attivato nelle persone con afantasia. Inoltre, sono state riscontrate differenze nell’interazione tra l’ippocampo e la corteccia visiva, responsabile dell’elaborazione e dell’integrazione delle informazioni visive nel cervello e situata nel lobo occipitale.

I risultati di questo studio sollevano ulteriori domande che i ricercatori stanno attualmente indagando. Da un lato, è importante scoprire se le persone nate cieche e che non hanno mai potuto costruire un repertorio di immagini interne possano ricordare eventi autobiografici dettagliati. Dall’altro lato, i ricercatori di Bonn vogliono indagare se questa capacità possa essere allenata. Potrebbe persino essere possibile aiutare le persone che soffrono di disturbi della memoria, come la malattia di Alzheimer, offrendo un allenamento nell’immaginazione visiva anziché il solito allenamento della memoria.

 

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