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La minaccia dei batteri terrestri per la colonizzazione di Marte

By Mirko Rossi
Published 8 Febbraio 2024
5 Min Read
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Marte è un pianeta che ha sempre affascinato l’umanità, con le sue caratteristiche uniche e la possibilità di ospitare forme di vita. Tuttavia, la colonizzazione di questo mondo alieno potrebbe nascondere insidie inaspettate, non solo per le difficili condizioni ambientali, ma anche per la presenza di batteri terrestri che potrebbero adattarsi meglio di noi a questo nuovo ambiente. Uno studio recente ha evidenziato come alcuni batteri, che normalmente causano malattie negli esseri umani, potrebbero trovare in Marte un habitat ideale per proliferare, rappresentando così una minaccia significativa per la salute degli astronauti.

Contents
Le condizioni ostili di Marte e la sopravvivenza dei batteriLa resistenza dei batteri alle condizioni marzianeIl rischio di infezioni batteriche per gli astronautiLa gestione dei batteri patogeni su MarteLe conclusioni dello studio

 

Le condizioni ostili di Marte e la sopravvivenza dei batteri

Nonostante Marte presenti un’atmosfera priva di ossigeno, un’esposizione elevata alle radiazioni e una carenza di nutrienti, rendendolo un luogo inospitale per la vita umana, alcuni batteri terrestri potrebbero non solo sopravvivere, ma anche prosperare in queste condizioni. Un gruppo di ricerca guidato dal dottorando Tommaso Zaccaria del German Aerospace Venter ha condotto esperimenti per valutare la capacità di sopravvivenza di alcuni batteri in un ambiente che simulava le condizioni marziane. I risultati hanno mostrato che alcune specie batteriche sono in grado di resistere per giorni o settimane, adattandosi meglio di quanto ci si aspettasse.

 

La resistenza dei batteri alle condizioni marziane

Nello studio, quattro tipi di batteri (Burkholderia cepacia, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa e Serratia marcescens) sono stati collocati in un ambiente che riproduceva l’aria, la chimica del suolo e l’esposizione alle radiazioni UV riscontrate dai rover su Marte. Le risposte dei batteri sono state diverse: ad esempio, B. cepacia non è in grado di crescere in presenza di perclorato di sodio, comune nelle salamoie marziane, a meno che non venga alimentato con glucosio. Al contrario, il perclorato di sodio non sembra disturbare K. pneumoniae. La disidratazione ripetuta, per simulare la tipica mancanza d’acqua su Marte, ha ridotto notevolmente il numero di specie. Tuttavia, tutte e quattro le specie sono sopravvissute in qualche misura, ottenendo risultati migliori quando alimentate con un suolo marziano artificiale piuttosto che con solo zucchero.

Il rischio di infezioni batteriche per gli astronauti

Il test definitivo è stato la risposta a una serie di condizioni marziane: affrontare la luce, il suolo, l’aria e l’acqua contemporaneamente. In particolare, S. marcescens sembra essere pronta per tutto ciò che Marte può offrire, anche quando incontrato simultaneamente, e questo senza considerare il tempo necessario all’evoluzione per fare il suo lavoro. Comunemente riscontrato nelle infezioni ospedaliere, S. marcescens è noto per causare infezioni del tratto urinario e rendere settiche le ferite.

 

La gestione dei batteri patogeni su Marte

Quando i patogeni accompagneranno gli esseri umani su Marte, alcuni di essi potrebbero finire nel suolo intorno alla base. Questo lavoro suggerisce che potrebbero crescere ogni volta che avranno accesso all’acqua, indipendentemente dalla sua salinità. Senza un ecosistema sano per controllarli, il pericolo che questi patogeni infettino altri astronauti è elevato, rappresentando una preoccupazione maggiore per chi si trova più lontano dall’ospedale più vicino di qualsiasi altro essere umano sia mai stato.

 

Le conclusioni dello studio

I risultati di questo studio non sono stati del tutto sorprendenti. Una ricerca del 2022 aveva già scoperto che un tipo di lievito poteva sopravvivere nelle acque marziane salate nelle rare occasioni in cui si scongelano. Inoltre, vari estremofili si sono dimostrati in grado di prosperare su Marte. Tuttavia, il fatto che queste quattro specie non solo siano probabili compagni di viaggio degli esseri umani, ma possano rappresentare un serio problema per noi una volta lì, rende le implicazioni molto più gravi. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Astrobiology.

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