La ricerca scientifica non smette mai di sorprenderci, e questa volta ci regala una scoperta che potrebbe rivoluzionare il modo in cui affrontiamo le infezioni influenzali. Un team di ricercatori ha scoperto che la sacca che circonda i polmoni, nota come cavità pleurica, gioca un ruolo fondamentale nella lotta contro il virus dell’influenza. Questa sacca non è solo un cuscinetto protettivo contro i danni esterni, ma ospita anche delle cellule immunitarie chiamate macrofagi, che si muovono attivamente verso i polmoni per combattere l’infezione.
Macrogafi: i “mangiatori” di virus
I macrofagi sono cellule del sistema immunitario prodotte dal nostro corpo, il cui nome significa “grandi mangiatori”. Queste cellule hanno la capacità di inglobare e distruggere batteri, virus, cellule tumorali e cellule morenti, insomma, tutto ciò che appare estraneo all’organismo. Juliet Morrison, virologa presso l’UC Riverside e leader del team di ricerca, ha espresso la sua sorpresa nel trovare questi macrofagi nei polmoni durante un’infezione influenzale, poiché fino ad ora non era stato osservato che queste cellule potessero spostarsi attivamente nel polmone in caso di infezione.
Un nuovo approccio alla salute polmonare
Lo studio, pubblicato sulle Proceedings of the National Academy of Sciences, dettaglia come durante un’infezione influenzale, i macrofagi lascino la cavità esterna e attraversino i polmoni, dove riducono l’infiammazione e i livelli di malattia. Morrison sottolinea l’importanza di considerare non solo ciò che accade all’interno del polmone, ma anche ciò che avviene all’esterno. Tipi di cellule che normalmente non sono collegati al polmone possono avere un impatto significativo sulla malattia polmonare e sulla salute in generale.
Il ruolo della cavità pleurica
Il corpo umano presenta tre principali cavità: una attorno al cuore, la cavità addominale e la cavità pleurica che circonda i polmoni. Quest’ultima, contenendo liquido, impedisce ai polmoni di collassare. Tuttavia, fino ad ora non era stata considerata come un organo a sé stante. Questa ricerca potrebbe cambiare tale percezione, come afferma Morrison.
Metodologia e implicazioni
Per comprendere quali tipi di cellule sono presenti nei polmoni durante le infezioni influenzali, i ricercatori hanno analizzato dati esistenti relativi ai geni correlati ai polmoni da studi su topi che erano morti a causa dell’influenza o che erano sopravvissuti. Utilizzando un algoritmo, hanno predetto i tipi di cellule che cambiano nei polmoni durante le infezioni. Successivamente, con una tecnica basata su laser, hanno tracciato il percorso dei macrofagi nei polmoni dei topi, osservando cosa accadeva rimuovendo queste cellule dall’equazione. I risultati hanno mostrato un aumento della malattia e dell’infiammazione polmonare.
Implicazioni future e resistenza ai farmaci
Morrison spera che questo studio incoraggi altri scienziati a rivalutare i set di dati di studi precedenti. Guardando le informazioni già disponibili sotto una nuova luce, è stato possibile fare una scoperta inaspettata. Il team di ricerca intende ora identificare quali proteine “comunicano” ai macrofagi di spostarsi nei polmoni. Una volta identificati questi segnali proteici, potrebbe essere possibile creare farmaci che aumentino il numero o l’attività dei macrofagi.
Questa strategia, che punta a potenziare le difese umane contro le infezioni piuttosto che sviluppare un altro antivirale, potrebbe offrire un trattamento per l’influenza più efficace e duraturo. Morrison si è interessata alla terapia ospite perché la resistenza agli antibiotici e agli antivirali è un problema in crescita. Questo problema si verifica quando germi come batteri e funghi sviluppano la capacità di sconfiggere i farmaci progettati per eliminarli. L’abuso e l’uso eccessivo dei farmaci stanno accelerando il problema. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, negli Stati Uniti si verificano ogni anno più di 2,8 milioni di infezioni resistenti ai farmaci, e più di 35.000 persone muoiono di conseguenza.
Potenziare ciò che risolve l’infezione in noi potrebbe essere una soluzione migliore. È meno probabile che si verifichi resistenza. Il sistema immunitario è complesso, ma lavorare con ciò che abbiamo piuttosto che inseguire virus che continuano a sfuggire ai nostri trattamenti è la nostra migliore scommessa a lungo termine.