Il mercurio nel pesce: un nemico invisibile ma insidioso
Il mercurio, e in particolare la sua forma più tossica — il metilmercurio — continua a rappresentare una minaccia silenziosa per la salute pubblica globale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si colloca tra i dieci contaminanti più pericolosi per l’uomo. La sua presenza crescente nei pesci predatori di grandi dimensioni, come il tonno pinna blu, il pesce spada e in parte anche il salmone, è la conseguenza diretta dell’inquinamento causato da attività umane come l’estrazione mineraria, la combustione di carbone e lo scarico industriale nei mari.
Una volta disperso nell’oceano, il mercurio viene trasformato da microrganismi marini in metilmercurio, una molecola altamente tossica che si bioaccumula nella catena alimentare marina. Quando arriva nel piatto, soprattutto attraverso piatti popolari come il sushi o il sashimi, rappresenta un pericolo latente, in particolare per le donne incinte e per i bambini in fase di sviluppo. Anche esposizioni a dosi minime, se frequenti, possono portare a danni neurologici e renali irreversibili.
La svolta biotecnologica: batteri intestinali contro il metilmercurio
Un team congiunto dell’UCLA e dell’Istituto Scripps di Oceanografia ha sviluppato una strategia inedita per affrontare il problema alla radice. I ricercatori hanno modificato geneticamente un ceppo di Bacteroides thetaiotaomicron, un batterio già presente nel nostro intestino, dotandolo di un gene derivato da batteri del suolo naturalmente resistenti al mercurio.
Il gene codifica un enzima capace di neutralizzare il metilmercurio, trasformandolo in una forma meno pericolosa e permettendo al corpo di espellerlo prima che venga assorbito nel flusso sanguigno. I test condotti sui topi da laboratorio hanno confermato l’efficacia del batterio modificato: gli animali alimentati con tonno contaminato e trattati con il probiotico presentavano livelli significativamente inferiori di metilmercurio nei tessuti.
Un’arma per la gravidanza: protezione fetale e sicurezza alimentare
I ricercatori hanno anche verificato la validità della soluzione durante la gravidanza, il momento più delicato per l’esposizione al mercurio. In un esperimento condotto su topi gestanti, il probiotico geneticamente ingegnerizzato ha impedito al metilmercurio di attraversare la barriera placentare, proteggendo così lo sviluppo fetale. “I batteri intestinali hanno eliminato il mercurio prima che potesse entrare nel sangue materno,” ha spiegato Kristie Yu, ricercatrice dell’UCLA e prima autrice dello studio, pubblicato su Cell Host & Microbe (link diretto allo studio).
Un futuro possibile: il probiotico come integratore alimentare
L’idea più ambiziosa è quella di trasformare questa scoperta in un integratore quotidiano. Il team ha sperimentato la somministrazione orale del batterio ingegnerizzato in forma di probiotico, simile a uno yogurt o a una capsula da banco. I risultati sono stati altrettanto promettenti. “Immaginiamo un futuro in cui basterà un probiotico per ridurre i rischi associati al consumo di pesce contaminato,” ha affermato Elaine Hsiao, coautrice dello studio e professoressa all’UCLA.
Cultura, dieta e scienza si incontrano
In molte culture — in particolare quelle di Asia, Italia, Nord Europa e America Latina — il pesce non è solo nutrimento, ma identità gastronomica. Rinunciarvi per timore dell’avvelenamento da metalli pesanti è una scelta difficile, ma comprensibile. Tuttavia, grazie alla bioingegneria del microbioma intestinale, potremmo presto continuare a gustare tonno e salmone con maggiore serenità, senza compromettere la salute.