Le culture⁢ dell’Europa dell’Età del Ghiaccio rivelate dai gioielli

Trentamila anni fa, proprio come oggi, l’appartenenza a un gruppo sociale era rivelata dai gioielli ⁤indossati. Gli archeologi dell’Université Bordeaux hanno ‌creato un database⁢ a livello continentale di ‌ornamenti personali indossati dagli europei tra⁤ 34.000 e 24.000⁢ anni fa, un periodo noto come⁢ il complesso tecnologico Gravettiano. Combinando⁤ i luoghi in cui questi sono stati trovati ​con dati genetici, sono state rivelate nove culture ‌distinte. “Dimostriamo che la variabilità degli ornamenti ‌Gravettiani non può essere spiegata solo ⁣dall’isolamento per distanza”,⁢ scrivono‍ gli autori.

 

L’evoluzione dei gioielli

Gli esseri ⁣umani hanno adornato i nostri corpi con oggetti come conchiglie per almeno⁤ 140.000 anni. Nel tempo, la​ gamma degli oggetti utilizzati​ è cresciuta e circa 45.000 anni fa,⁣ c’è ​stata un’esplosione nella diversità ⁣dei tipi ⁢di perline fatte di ossa, conchiglie,​ avorio e ​pietre, tra ⁣gli altri materiali grezzi.

A questo punto, gli‌ autori dello studio notano, i gioielli sono diventati un ‌utile marcatore⁣ culturale per‍ gli archeologi moderni. “L’idea ​dietro questo approccio”, scrivono, “è ​che gli ornamenti personali sono una tecnologia di ⁣comunicazione utilizzata per trasmettere informazioni ​privilegiate sull’appartenenza a⁣ un gruppo e sullo status ‌sociale”.

Gli oggetti ⁢sepolti con qualcuno possono avere un significato aggiuntivo – se non⁢ altro, il fatto che la cultura si impegnava⁤ nella sepoltura, che non era universale ‍all’epoca.

 

La distinzione delle culture attraverso i gioielli

Alcuni archeologi hanno utilizzato‍ le differenze nello stile⁤ dei gioielli per distinguere le culture dell’epoca. Altri hanno dissentito, ‍tuttavia, sostenendo che‍ queste riflettono l’isolamento ⁤per distanza in un’era in cui tutti i viaggi erano a​ piedi. Se ⁢le conchiglie⁢ non venivano utilizzate lontano⁣ dall’interno,​ ad esempio, potrebbe non rappresentare ​una discontinuità‍ culturale, ma piuttosto​ la difficoltà di importarle.

 

La metodologia dello studio

Per testare quale delle due spiegazioni sia corretta, gli autori del più recente studio notano che è necessario un‌ ampio database ‍di ornamenti⁣ e delle loro ⁤posizioni, ed è ciò che il primo autore Jack Baker⁣ ha costruito per la sua tesi di​ dottorato, utilizzando esempi da 112 siti.

Anche a quel tempo, le ⁢conchiglie erano gli ornamenti più comuni, con 79 ⁣esempi trovati, rispetto a 26 denti e 29 ⁢fatti ​di altri oggetti. Sebbene⁣ 13 delle conchiglie potessero​ avere origine⁢ nell’entroterra, essendo di specie d’acqua dolce o fatte di‍ fossili depositati in parti⁤ d’Europa che erano una volta ‍sott’acqua, la maggior parte doveva​ essere stata ⁣portata dalla costa, ‍spesso⁤ lontano.

 

Le differenze nello stile ⁢degli ⁤ornamenti

Oltre ai materiali grezzi, lo studio ha identificato differenze nello stile degli ornamenti tra le varie​ località.​ Come⁤ Baker‍ ha detto a Science Magazine: la cultura Gravettiana‍ non era “una cosa monolitica”.

Sebbene la distanza geografica fosse certamente un fattore nella variazione trovata tra i siti, gli autori⁤ hanno concluso che ​era ben lontana dall’essere​ l’unica. Hanno identificato nove gruppi di‌ siti contrassegnati da elementi​ comuni ‍in ⁣ciò che è stato trovato in ciascuno. Tre di questi ‍erano composti da siti di sepoltura e sei da luoghi di occupazione.

 

Le ‍implicazioni culturali ‍dei ritrovamenti

Non sono solo gli ornamenti a rivelare differenze culturali. Nell’Europa orientale, tutti i siti di sepoltura provengono dai periodi Gravettiani iniziali e⁢ medi, con la pratica ​che apparentemente‍ si è interrotta⁤ per qualche motivo in ⁤seguito. D’altra parte, è solo ‌nel Gravettiano medio e tardo che⁢ sembra ⁢siano avvenute sepolture in Italia. Forse una volta che ​hanno appreso che gli italiani lo facevano, gli europei orientali si⁢ sono raffreddati sull’intera idea della ‍sepoltura.

“I nostri risultati sono⁢ coerenti ⁣con l’idea che, scegliendo i loro ornamenti personali, ‌i cacciatori-raccoglitori Gravettiani seguivano, almeno in parte, le convenzioni dettate dal loro⁢ senso⁢ di appartenenza a un gruppo culturale e che⁤ esistevano confini culturali leggermente​ permeabili tra i gruppi”, scrivono gli autori.

 

La recente capacità di estrarre il DNA dagli umani ‌dell’Età del ‌Ghiaccio⁤ ha portato a identificare ⁢le popolazioni in base al loro ‍gruppo ‍genetico piuttosto che agli oggetti culturali, come in passato. Baker e colleghi⁣ notano⁢ prove⁢ di una discontinuità genetica‌ tra​ l’Europa‌ occidentale ⁤dell’epoca e le parti‍ centrali e meridionali del continente, ma‍ chiaramente‍ questa non era​ l’unica‌ causa delle divisioni culturali.

Il ‌professor Peter Jordan‍ dell’Università di Lund, che non è stato coinvolto nella ricerca, ha detto a ‌Science ⁤Magazine che in questo studio, “L’archeologia colpisce ancora, mostrando che​ possiamo generare ⁢nuove narrazioni che utilizzano anche un approccio molto rigoroso‍ e quantitativo allo studio delle tradizioni materiali”.

 

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