Komarov fu il primo cosmonauta russo a morire in missione

Vladimir Komarov viene tragicamente ricordato come il primo cosmonauta ad essere deceduto durante una missione spaziale

Gli anni ’60 furono quelli delle grandi innovazioni e il settore spaziale fu uno dei più fiorenti. Non solo gli Americani ma anche i Sovietici collaborarono a grandi scoperte in questo campo e furono i primi a mandare un uomo nello spazio, riuscendo con successo a orbitare per intero tutta la Terra.

Decollo di un razzo verso lo Spazio

Vladimir Komarov nacque a Mosca il 16 Ottobre del 1927. Fin da bambino mostrò interesse per la matematica e le scienze, dedicandosi con dedizione agli studi. Si iscrisse ben presto alla scuola speciale di Mosca per l’aeronautica militare sovietica.

 

Dopo una serie di importanti riconoscimenti e diplomi, finalmente Vladimir Komarov entrò all’istituto di ricerca aeronautica dove divenne ingegnere capo. È proprio qui che si sviluppa la sua passione per lo spazio e per le nuove imprese che si stavano compiendo in quegli anni.

 

Komarov divenne uno dei primi venti cosmonautici sovietici e partecipò al corso di addestramento. La sua carriera si stava sempre più avvicinando al suo sogno e dal 1962 prese il posto di un altro cosmonauta.

 

Addestrato come riserva, Komarov fu scelto per la missione Vostok 5. La missione fu cancellata pochi anni dopo. Nell’ottobre del 1964 finalmente Komarov poté partecipare alla sua prima missione spaziale con la navicella Vostok 1.

 

Partirono in tre e dopo ventiquattro ore di orbita intorno alla terra l’equipaggio tornò sano e salvo a casa, acclamato e applaudito dai propri compagni. Al suo rientro Komarov venne promosso colonello capo e venne insignito del titolo di eroe dell’Unione Sovietica.

La tragica missione Sojuz 1

Dopo il primo successo Komarov, ormai cosmonauta esperto, venne scelto per una nuova missione, la Sojuz 1 a cui parteciparono altri due suoi compagni. Questa volta purtroppo la missione non fece tornare il colonello a casa.

 

La navicella che venne lanciata il 23 Aprile del 1967 non era adeguatamente pronta per il lancio finale. Purtroppo ciò era noto a tutte le autorità in campo, ma nessuno si oppose davvero al lancio. Sembra, infatti, che lo stesso Komarov fosse scettico riguardo il lancio.

 

I problemi iniziarono fin da subito. Appena arrivata in orbita la navicella iniziò a presentare dei problemi di comando. Komarov non riuscì ad aprire uno dei due pannelli solari che sarebbero serviti all’alimentazione della navicella, in più non riuscì a girare la stessa verso il sole.

 

Nessuno dei pannelli solari era alimentato. Il colonnello si trovò a dover girare manualmente la navicella e si preparò subito al rientro. Intanto, sulla Terra, venne sospesa la seconda missione Sojuz 2 che sarebbe dovuta iniziare poco dopo.

 

Nonostante tutti gli sforzi compiuti dal colonnello, quando venne il momento di aprire il paracadute a 7km di altezza, la navicella non rispose ai comandi e iniziò a precipitare irrimediabilmente verso il suolo.

 

La navicella si schiantò provocando un grande incendio. Nonostante il pronto intervento delle squadre di soccorso, Komarov venne dichiarato morto. Sul luogo dell’impatto venne eretto un monumento in sua memoria.

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