La sindrome del cuore spezzato. Cosa è, e come uscirne

Gli affetti da tale sindrome devono cercare di eliminare o gestire la rabbia, per ottenere benefici

La sindrome del cuore spezzato è il risultato di forti emozioni. E’ classificata come una vera e propria malattia, una condizione medica che coinvolge il sistema cardio-circolatorio con grave impatto sulla salute.

A volte la BHS (Broken Heart Syndrom), anche chiamata con il nome di Tako Tsubo o cardiopatia da stress, è causata da malattie gravi o da interventi chirurgici importanti. Nella maggior parte dei casi sono proprio i tradimenti o l’abbandono a generare questo disturbo.

 

La sindrome del cuore spezzato è una condizione cardiaca temporanea, spesso scaturita da situazioni molto stressanti ed emozioni estreme. Non stiamo parlando di infarto, ma piuttosto di uno stato di salute temporaneo che comporta forte aritmia, difficoltà respiratoria e dolore al petto.

 

I sintomi possono durare giorni o settimane e durante la loro manifestazione più acuta rappresentano un’ulteriore causa di stress per il paziente. L’impennata di adrenalina può danneggiare il cuore per via della costrizione delle arterie.

Gestione complicata delle cause psicologiche

Se le cause fisiche possono essere inibite con cure mediche, le cause psicologiche sono molto più difficili da risolvere. Quando infatti interviene la psiche nel processo di guarigione, la riduzione dei sintomi avviene più lentamente così come tutto il processo di ricovero.

 

Prendiamo in considerazione dei forti conflitti interpersonali, durante i quali l’individuo subisce un maltrattamento durante un litigio, o in seguito alla perdita di una persona importante. In questi casi entrano in atto dinamiche più complesse che prevedono il ricorso a pratiche di introspezione, come il perdono.

 

Uno studio su pazienti affetti da dispensi cardiaci ha mostrato come la rabbia giochi un ruolo fondamentale sull’ischemia miocardica. Quando i pazienti ripensavano ad eventi della loro vita come le ingiustizie, automaticamente si notavano restringimenti arteriosi.

 

Rieducando questa tipologia di pazienti al perdono si sono ottenuti grandi risultati. In sole dieci settimane, gli affetti da sindrome del cuore spezzato gestivano meglio la rabbia. Anche quando veniva ricordato l’evento innescante (trigger event), le arterie rimanevano maggiormente aperte.

 

Imparare a perdonare è il primo di una serie di atteggiamenti a cui questi pazienti vengono rieducati: tenersi tutto dentro e provare rabbia repressa è senz’altro la prima barriera psicologica da combattere e rimuovere.

 

La cura alla sindrome del cuore spezzato è un percorso che richiede tempo: stress post trauma, ansia, depressione e scarsa stima di sé sono tutte manifestazioni di eventi che ci hanno segnato profondamente e che si ripercuotono sul presente, anche se sono trascorsi molti anni.

 

Scegliere la via del perdono non significa riappacificarsi immediatamente o abbandonare il senso di giustizia: serve per abbandonare atteggiamenti di risentimento, per offrire l’altra guancia a chi ci ha offeso. Si tratta di un gesto nobile e eroico, una deliberata offerta di bontà a chi ci ha fatto del male.

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