I cambiamenti climatici influiscono sul nostro cervello

Salute fisica e mentale messa a dura prova dal clima che cambia, con malattie degenerative in aumento

Il cambiamento climatico è nocivo per il nostro cervello, così come per la nostra salute fisica e mentale. Tra le principali conseguenze vi è il rischio di demenza, epilessia e amnesia. A maggior ragione, bisogna tener fede agli obiettivi del contrasto al riscaldamento globale.

Salvare il Pianeta significa mettere in salvo anche noi stessi

Uno tra i maggiori fenomeni causati dai mutamenti climatici è sicuramente quello legato all’eccessiva proliferazione di alghe, che a loro volta producono neurotossine, che vengono poi inevitabilmente ingerite dai pesci.

 

L’uomo, consumando pesci contaminati, rischia di sviluppare sintomi tipici del morbo di Parkinson o dell’amnesia, già in età prematura. Le tossine infatti, attraversando la placenta e accumulandosi nel liquido amniotico, possono creare danni irreparabili nello sviluppo neurologico del feto.

 

Non sono solo le alghe a rappresentare un grosso pericolo. Non di meno, la costante esposizione ad aria inquinata e polveri sottili ha effetti immediati su occhi, naso e gola, causando perfino insufficienza respiratoria.

Riscaldamento globale ed effetti sul cervello

L’innalzamento delle temperature poi, ha mostrato evidenti ripercussioni sulla nostra psiche: ansia, schizofrenia, dipendenza e rischio di suicidio, sono soltanto alcuni dei catastrofici effetti di tali cambiamenti climatici.

 

Le diagnosi sono tuttavia difficoltose in quanto il nostro cervello ha un’innata abilità di adattarsi molto velocemente ai cambiamenti, nonostante ne stia soffrendo. In sostanza, per tutta una fase iniziale non si mostrano segni evidenti di malattia.

 

Ciò significa che, per esempio, la maggior parte delle persone affette da malattie degenerative come il morbo di Parkinson o l’Alzheimer, non mostra alcun tipo di sintomo fino al raggiungimento della mezza età.

 

Nel momento in cui i pazienti si rivolgono a specialisti, più della metà delle loro cellule nervose son già morte e la malattia è ormai considerata irreversibile. Per questo motivo, si vedono troppo tardi gli effetti del cambiamento climatico e dell’esposizione a inquinamento, metalli pesanti e tossine.

 

Oltre sei milioni di Americani oggi sono affetti da Alzheimer e le previsioni dicono che questi numeri raddoppieranno nel giro di trent’anni. Ciò che spaventa davvero è il futuro dei più piccoli: bambini e adolescenti sono difatti i più suscettibili agli avversi effetti del cambiamento climatico.

 

Studi dimostrano una diretta connessione tra l’aumento del traffico e dell’inquinamento con lo sviluppo neurologico dei bambini. Ciò si traduce in bassi quozienti intellettivi, scarsa abilità nei compiti che richiedono una coordinazione tra mani e occhi, e deficit a livello di memoria.

 

L’innalzamento delle temperature dei mari si traduce in mancanza di grassi Omega-3, un elemento essenziale per la crescita e lo sviluppo cognitivo dei più piccoli. Gli studi confermano che bisogna agire ora prima che sia troppo tardi, per il futuro del pianeta ed il bene dei nostri bambini.

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