Italia, grande Paese, nel mondo della ricerca scientifica è quasi inesistente

L'Italia chiede a gran voce più ricercatori.

Maria Cristina Messa del Ministero per la Ricerca e Università espone le sue vedute sul recovery plan, la burocrazia, la carriera dei futuri ricercatori e le questioni gender nella scienza.

Divenuta Ministro per l’Università e la Ricerca con il governo Draghi, Maria Cristina Messa si è trovata a far fronte a numerose richieste di riforme e investimenti per i giovani ricercatori. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sottoposto alla commissione Europea, intende affrontare questi importantissimi temi. Maria Cristina Messa, 59 anni, ex vicepresidente del CNR, alla redazione di Natura Italia ha illustrato le sue visioni sul futuro della scienza e dei giovani scienziati in Italia.

 

La priorità del Governo è di snellire i processi di reclutamento degli scienziati per rendere più agile il lavoro della ricerca nelle università e negli istituti: è importante mettere a disposizione di ricercatori qualificati ed esperti tutti gli strumenti utili, fondi compresi, per permetter loro di dare una mano al Paese, evitando le lungaggini burocratiche e semplificando i processi di valutazione e di reclutamento.

 

“La nostra idea” – ribadisce la Messa – “sarebbe quella di intervenire sull’intera burocrazia italiana, con l’obiettivo di sveltire i lavori del CNR tramite la riforma delle carriere”.

Ma in cosa consiste tale riforma? Il Ministro ipotizza di ridurre i tempi tra i dottorati di Ricerca e la presa in possesso di una cattedra. Dopo il Dottorato gli ex studenti potrebbero ottenere da subito un contratto a tempo determinato, in modo da garantire un ricambio generazionale adeguato.

 

Attualmente, la maggior parte dei giovani ricercatori rimane in un limbo a causa della estrema difficoltà ad accedere ai corsi triennali per ricercatori. L’obiettivo è quello di accorciare i tempi, e creare un percorso di studi unico, della durata di massimo sette anni, al termine del quale il ricercatore viene integrato in modo definitivo negli istituti di ricerca o nelle accademie come professore associato.

 

In tutto ciò, il ruolo del CNR è di fondamentale importanza: oltre alla riforma delle carriere, uno degli obiettivi principali della Messa è quello di diventare sempre più competitivi in Europa, creando una rete di centri, università, istituti di ricerca, compagnie e start-up che possano lavorare in sinergia su temi come la tecnologia quantica, l’intelligenza artificiale, il biopharma, l’agrotecnologia e altri.

 

Qualcuno dice che il PNRR dà troppa enfasi alla ricerca industriale, ma il Ministro ci tiene a precisare che i fondi si dividono equamente tra infrastrutture, ricerca ed educazione. Solo il 20 è dedicata alla ricerca industriale.

 

Dunque, qual è il futuro della ricerca italiana? Il Ministro non esita a ribadire che il Paese chiede a gran voce più ricercatori e più produzione scientifica: “è importante incentivare il più possibile le relazioni tra settore pubblico e privato per creare condizioni utili allo sviluppo economico, in modo da aumentare anche il numero delle scienziate donne in Italia, che attualmente sono poco più del 20%”.

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