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Home News Corpo umano

Scoperte a catena: farmaco per curare l’Alzheimer. Per ora è sperimentale

Il farmaco sperimentale mostra un potenziale contro il morbo di Alzheimer

Antonio Lombardi di Antonio Lombardi
12 Marzo 2021
in Corpo umano
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La forma più comune di demenza è la malattia del morbo di Alzheimer, tramite cui la memoria tende a diminuire in maniera drastica arrivando a impedire le azioni più banali della vita di tutti i giorni.

 

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Chi viene colpito dal morbo di Alzheimer di solito è una persona di età avanzata. Gli studiosi hanno affermato che questa forma di demenza aggravata si presenta nelle persone dai 65 anni in su, ma in alcuni casi può colpire anche uomini e donne di circa quarant’anni.

 

Il morbo di Alzheimer è una malattia progressiva i cui sintomi persona tendono a diventare sempre più evidenti fino a quando la persona non riuscirà più a ricordare gli avvenimenti più recenti e nei casi più gravi a riconoscere la propria identità. Negli Stati Uniti il morbo di Alzheimer rappresenta la sesta causa di morte, con una sopravvivenza media di 8 anni dalla comparsa dei primi sintomi.

 

Nuovo farmaco sperimentale che dà speranza

Gli studiosi dell’Albert Einsten College of Medicine hanno sperimentato un farmaco che, nei topi, si è rivelato in grado di contrastare l’avanzare del morbo di Alzheimer. Questo medicinale agisce in una maniera particolare, in quanto le sue proprietà sono in grado di rinvigorire un procedimento di pulizia a livello cellulare che si disfa delle proteine non desiderate. Questa scoperta scientifica è stata pubblicata sulla rivista online Cell.

 

Gli studiosi affermano che non sempre gli esperimenti effettuati sui topi hanno efficacia sull’essere umano, ma, in questo caso, si afferma anche che il farmaco che realizzato in laboratorio può contrastare il morbo di Alzheimer come nessun medicinale abbia mai fatto fino ad ora.

 

Processo di pulizia cellulare: soluzione per contrastare il morbo di Alzheimer

Intorno al 1990 la dottoressa Cuervo è riuscita dopo numerosi studi a scoprire il processo di pulizia cellulare, conosciuto anche come CMA, ovvero autofagia mediata da chaperoni. Dagli studi è emerso che il CMA tende a ridursi con il passare del tempo. Questo fenomeno aumenta velocemente l’accumulo delle proteine non desiderate trasformandole successivamente in grumi insolubili che causano alle cellule dei danni irreparabili. Le patologie a livello neurologico, come  il morbo di Alzheimer, sono causate dalla presenza di accumuli di proteine di tipologia tossica che si trovano nella parte interna del cervello della persona ammalata.

 

Grazie alla scoperta di questo farmaco, efficace e potente, ripristinando un funzionamento corretto della CMA, avrebbe la possibilità di contrastare e addirittura far regredire la malattia di Alzheimer. La speranza è che questo farmaco possa funzionare alla stessa maniera anche sugli esseri umani.

Tags: Alzheimeranzianicurafarmaco
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